domenica 4 ottobre 2020

L'ignoranza - Milan Kundera

 Stýská se mi po tobě


Uso uno degli ultimi libri pubblicati da questo straordinario e raffinato scrittore, per raccontare come ho trascorso questa mia prima domenica ottobrina.

Innanzitutto ne consiglio la lettura; romanzo breve, elegante e nostalgico.
Nessun personaggio mi è entrato nel cuore e, rispetto alle altre opere di Kundera, l'ho trovata un po' sottotono, dimessa. 

Forse era un risultato voluto. Ma è una sensazione che mi ha accompagnato durante tutta la lettura. Le prime pagine mi avevano entusiasmato molto. Eppure tutto, infine, mi è sembrato approssimato. L'umanità descritta inconsistente. Non ho riconosciuto né luoghi né volti. Ironico, considerato che uno dei temi affrontati è quello del ricordo.
Un ricordo nebuloso, che spesso cambia a seconda di chi lo rievoca.

È il caso dei nostri due protagonisti. Esuli, si ritrovano, dopo vent'anni, per caso fortuito durante un viaggio di ritorno nella terra natia. Pur avendo condiviso tempo e spazio negli anni della gioventù, sembra che le emozioni e i ricordi vissuti siano diversi, perché non hanno l'uno per l'altro, la stessa importanza.
C'è una melanconia inespressa a tal proposito, accennata, ma non urlata, che mi ha lasciato addosso un senso di incompiuto, che non mi ha fatto apprezzare fino in fondo la storia.

Ma già dalla parola iniziale, usata per intitolare il romanzo, dovevamo cogliere il senso della scrittura di Kundera.
Gli esuli allontanati da quella che fu la propria casa, eterni estranei ovunque si trovino, vivono continuamente in una bolla di ignoranza collegata all'assenza.
Assenza intesa come mancanza, come non presenza.
Un sentimento silenzioso e logorante, che scava l'anima e non può essere né spiegato né capito.
L'importanza dei ricordi non è pregnante solo negli esuli.
Siamo tutti novelli, inesperti e meno avventurosi Ulisse, che agognano un ritorno in Patria, a casa, alla famiglia. Un luogo dove potersi esprimere, sentire accolti.
Amara delusione constatare che chi apprezzava le nostre storie, era lo straniero ignorante. Che di noi non sapeva niente; che con noi non aveva nulla in comune, ma pure desiderava prestarci ascolto, colmare la mancanza.
Per questo, a mio parere, resta una lettura da consigliare.

In greco, "ritorno" si dice nóstos.
Álgos significa "sofferenza".
La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.
[...]
I cechi, accanto alla parola "nostalgia" presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro;
la più commovente frase d’amore ceca: stýská se mi po tobě: "ho nostalgia di te"; "non posso sopportare il dolore della tua assenza".
In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar, che viene dal catalano enyorar,
a sua volta derivato dal latino ignorare.
Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell’ignoranza.

L'ignoranza di Kundera si adatta perfettamente al mio stato mentale odierno.
Ieri mi aspettavo, stupidamente, qualcosa che non si è verificata.
Risultato: sono rimasta sveglia a torturare il mio cervello fino alle tre di notte.
L'alba mi ha trovata risoluta verso una nuova strada da intraprendere.

Ma il punto è che non siamo soli; le decisioni che prendiamo sono valide fino a quando non intercettano qualcuno o qualcosa che può mutarle.
Nulla è immutabile: eventi, idee, convinzioni. Non perché ci sia incoerenza nel nostro agire, ma perché prima della nostra nascita sono stati posti dei legami che ci avrebbero intercettato.
Persona non è più un sogno lontano. Appartiene alla mia esistenza.
Ho paura a dirlo ad alta voce. Davvero.
Non sono sicura che valga il viceversa.
Ma lui appartiene al mio cuore.

"Ieri la mia vita andava in una direzione.
Oggi va verso un'altra.
Ieri credevo che non avrei mai fatto quello che ho fatto oggi.
[...]
ogni incontro suggerisce una nuova potenziale direzione."
(Cloud Atlas, 2012)

Una parola al giorno

s. sentire
Non posso fare a meno di sentire.
La mia anima si stacca dal mio corpo e avverte ogni mutamento.
La spuma dell'onda lontana arriva fino a me.
Sento il tuo respirare nel vento.
Vivo numerose esistenze, perché la mia anima, ladra,
si appropria anche di ciò che provano altri.
A notte fonda sono stanchissima: porto sul cuore il peso della sofferenza altrui.
Porto impressi nello spirito, ricordi felici che non mi appartengono.
Sento il bruco morire e divenire una farfalla.

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