giovedì 30 aprile 2020

Cinquantaduesimo giorno - il mio PiccoloPrincipe

"Prendi la verità e
portala in giro per il mondo."

Era il 2011, moriva Ernesto Sábato.
Fisico e letterato: U N I C O!

"Non sappiamo se alla fine del cammino
la vita ci aspetta come un mendicante che ci tenderà la mano."

Quando questa vita finirà, sospetto, non ci sarà proprio niente ad accoglierci.
Mi sono illusa per troppo tempo.
Non voglio raccontarmi altre bugie.
Polvere alla polvere. Solo atomi che si compongono e scompongono in un ciclo infinito.

Sono triste, e si sa, sono molto irritata, novità.
Ho voglia di abbracciare PiccoloPrincipe. Mi manca!
Lui mi manca davvero.
I suoi occhi sono gli unici che mi riappacifichino con il mondo. Mi mancano i suoi abbracci. La sua innocenza.
PiccoloPrincipe è di un altro pianeta.
Vorrei proteggerlo da tutti. Anche da coloro che, lo so, lo amano più di me. Ma lui ha una sensibilità che capisco solo io.
Vorrei fosse felice. Che crescesse come gli altri bambini. Invece no, la Vita è stata ingiusta. Maledettamente ingiusta. Ed è una di quelle cose che non accetto, anche se non dipendono da me, anche se non c'è nulla in mio potere che possa fare per cambiare la situazione.
Non c'è nulla che vada come vorrei.
Perfino la Protezione Civile ha interrotto, con oggi, gli incontri che faceva coi giornalisti.
Per me è stata una piccola delusione, una delle tante.
Qual è la strategia giusta?
Qui si sopravvive giorno per giorno. Ma ne vale la pena?
Pianificare tutto è da "control freak", d'accordo non va bene.
Ma la totale mancanza di un piano è, al polo opposto, la stessa cosa.
Letteralmente: stracciare la vita. Sono una mendicante, una pezzente.

Gli unici che possono voler bene ad una così: Gesù e PiccoloPrincipe.
PiccoloPrincipe è come il cielo azzurro.
Non importa cosa succeda, non importa se ci si senta distrutti: alzare gli occhi al cielo, vedere quell'azzurro, fa bene all'anima.
Piccino è così.
Fa bene all'anima.

E fu sera e fu mattina...LII giorno.

p.s. Qualche giorno fa scrissi IL al posto di XLIX...benedetto Zero, cosa mi hai fatto fare!!!
Sarebbe bello se si potessero correggere gli errori della vita con la stessa facilità di un "modifica".
Naturalmente bisognerebbe essere capaci di individuare e riconoscere gli sbagli commessi, come Emma.
Ma poi sarebbe tutto così semplice.

p.p.s. Devo smetterla di commentare i post di persone che non conosco.

p.p.p.s. Se riesco a non uscire quasi più di casa, forse mi scordo definitivamente del mondo.
E se riesco a cancellare il mondo, con esso scomparirebbe anche Persona.
Tornando al Mendicante di Sábato, penso che se lo incontrassi veramente, alla fine della vita, lo abbraccerei forte. Gli darei i miei ricordi più preziosi e tutto l'amore che ho provato in vita.
Mi chiedo solo: Mendicante mi accetterebbe?



mercoledì 29 aprile 2020

Cinquantunesimo giorno - Emma - Jane Austen

"Ed ero io stesso a creare
quel che vedevo."

Speravo, davvero! sono sincera, speravo di sbagliarmi.
Ma alla fine Emma non mi è piaciuto. In un primo momento ho perfino avuto difficoltà a riconoscere la scrittura della Austen.
Dov'era finita la sua ironia? Poi ho conosciuto il signor Woodhouse e la signorina Bates e, almeno da quel punto di vista, mi sono riappacificata con la lettura.

"Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa confortevole e un carattere allegro, sembrava riunire in sé il meglio che la vita può offrire, e aveva quasi raggiunto i ventun anni senza subire alcun dolore o grave dispiacere."

Inizia così la storia di Emma. Non vorrei essere fraintesa, la lettura  vola, perché la scrittura di Jane Austen è leggera, brillante, coinvolgente.
Ma gli ultimi capitoli non li ho compresi. Per me superflui, li ho letti di malavoglia.

Tutti noi siamo felici che Emma non abbia conosciuto alcun dolore.
Ma cara Austen la tua eroina non può piacere perché, francamente, che sia intelligente lo hai solo scritto, lasciato credere anche agli altri personaggi.
Ma non lo hai dimostrato.
Un romanzo che doveva parlare di fraintendimenti amorosi, eppure a me tutto era chiaro.
Mi assumo la responsabilità delle mie parole, ma Emma Woodhouse mi ha ricordato Caroline Bingley!
Le riconosco il pentimento. Non è da tutti fare ammenda.
Ha conquistato il cuore del signor Knightley, quindi non deve essere così male. Evidentemente sono io quella sbagliata che non ha visto le sue doti.
Il signor Knightley è il mio Persona. 
Colto, compassionevole, riservato.
Dotato di alta moralità, è gentile coi deboli, non ammette ingiustizie.
Elegante, anche senza una carrozza!
Parla con risolutezza e autorità.
Nel suo cuore pulsa un cuore appassionato e capace di sentimenti profondi e infiniti.

“C’è una cosa che un uomo può sempre fare, se lo vuole, ed è il suo dovere;
non tramite manovre e astuzia, ma con grinta e decisione.”

L'unico che parla di amore. 
Mentre a me lei sembra solo concentrata sulla necessità di tenere separate le classi sociali.
La ritenevo più simpatica quando rifiutava l'idea del matrimonio.
Sono rimasta delusa. Volevo la mia scena d'amore appassionata e coinvolgente.
Sono rimasta a bocca asciutta.


Ma la mia determinazione nel finire un libro che non mi ha rapito dalle prime pagine, è stata compensata con questa citazione che rincuora le persone silenziose come la sottoscritta:

"La riservatezza è difensiva, non attraente.
Non si riesce ad amare una persona riservata."

Mi sento quasi riscattata. Non è una colpa essere riservate. Semmai non è attraente.
Verissimo! La riservatezza alza muri, crea distanza. Pochi sono interessati alla fatica. A scalare, aggirare ostacoli. E nel mio caso... non ne vale proprio la pena.

Come ho scritto prima, riscatto Emma per la capacità che ha avuto di riconoscere i propri errori.
Ma non è stata capace di capirsi innamorata se non quando ha rischiato di perdere il suo Amore.
Tuttavia mi piace questa descrizione, pensata per la persona sbagliata, eppure:

"Certo che devo esserlo", si diceva.
"Questa sensazione di abulia, di stanchezza, di stupidità, questa difficoltà a stare seduta e a occuparmi di qualcosa, questo sentimento che ogni cosa intorno sia noiosa e insulsa!
Devo essere innamorata."

Infine, sono felice di averlo letto.
Ho avuto la conferma che i miei gusti non incontrano quelli degli altri.
Orgoglio e Pregiudizio resta superiore.
Ma il mio preferito, al momento, continua a rimanere Cime Tempestose, altra scrittrice, altra storia, altro tormento.

Anche questa giornata è finita. Sto bevendo caffè in quantità industriali.
Continuo ad essere triste.
Evito di scrivere.
Non ho più il coraggio di fare figuracce con Persona. 
Mi vergogno. Mi manca. 
Resta il padrone del mio cuore, ma devo accettare che anche i sogni finiscono.
Spero stia bene. Che sia felice. 

E fu sera e fu mattina...LI giorno.

martedì 28 aprile 2020

Cinquantesimo giorno - Harper Lee

"Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare,
e cominciare egualmente e
arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda.
È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede."


Ho impiegato cinquanta giorni per capire che il buio è oltre la siepe, ma anche al di qua della siepe.
Il buio sono io.
Io, con questo carattere orrendo, questo aspetto terribile, questa totale mancanza di iniziativa, voglia di vivere e migliorare.
Una volta avevo coraggio. Oggi non vinco nemmeno una partita a carte con me stessa.
Grazie Quarantena, mi hai aiutato molto.
Mai come in questo periodo sono così felice quando il sole tramonta.

E anche questo giorno è finito.
Il 28 aprile del 1926 nasceva Harper Lee, l'autrice di Uccidere un usignolo. 
Un libro meraviglioso. Non nascondo la mia preferenza.
Semplicemente ispirato.
Meritava un ricordo.
Ho provato a dare un'occhiata alla sua biografia.
Una donna semplice, altruista.
Spesso mi chiedo: da dove vengano certe storie.
Forse sono già lì scritte tra le pieghe della notte, in un raggio di sole, in un momento di distrazione, in una corsa per prendere l'autobus.
Aspettano solo che qualcuno con un particolare talento le raccolga.

"Prima di vivere con gli altri,
bisogna che viva con me stesso:
la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza."

Una volta mi dissero: La Coscienza? Il contadino la piantò, ma quella non crebbe.
Fortunatamente nel mondo ci sono molte persone per bene.
Che hanno una vocina che sussurra al loro cuore, per rendere migliore l'esistenza sulla Terra.
Ma sembrano veramente pochi.
La mia, per esempio, più che sussurrare aveva preso ad urlare.
Per tutta risposta le ho buttato addosso fango e disonore.
Ora è sporca e afona. 
Per le cose della vita di tutti i giorni posso dire di guardarmi senza biasimo nello specchio.
Ma appena tornerà il "liberi tutti", credo che non avrò più questa sicurezza.
Suppongo di dover pensare di coprire, o rimuovere, i pochi specchi in casa.

"Atticus aveva ragione.
Una volta aveva detto che non si conosce realmente un uomo
se non ci si mette nei sui panni e non ci si va a spasso."

Non giudicare e non sarai giudicato...
Ma senza dimenticare di distinguere il bene dal male.
Che "non giudicare" o "mettersi nei panni altrui", non vuol dire giustificare o lasciar passare ogni azione, anche deplorevole.
Ciò che è sbagliato, va condannato.
Perdonare al peccatore la sua colpa, ma non perdonare il peccato.
Il razzismo, le bugie, le discriminazioni sono penose!
La politica italiana, la società italiana, pullula di gente che parla senza intelletto.
Seminatori di odio instancabili, sempre all'opera.
E ultimamente mi sembra di incontrarli ovunque.

"- No, Jem, io credo che la gente sia di un tipo solo: gente, e basta!
[…] 
- È quel che pensavo anch'io quando avevo la tua età - disse infine - Ma se gli uomini fossero di un tipo solo, come ti spieghi che non vanno mai d'accordo tra loro?
Se son tutti uguali perché passano la vita a disprezzarsi a vicenda?"

Leggere, ascoltare Musica, viaggiare, passeggiare in un parco o in riva al mare.
Fermarsi a riflettere.
Dedicarsi dei momenti per decomprimere la mente.
Ripulirsi dalle emozioni negative.
Sarebbe bello saperlo fare e vedere se stessi semplicemente come uno dei tanti fratelli che popolano la Madre Terra.
Sì, sarebbe veramente bellissimo.

L giorno... 


lunedì 27 aprile 2020

Quarantanovesimo giorno - Per Dieci Minuti - Chiara Gamberale

"Quant'è assurda la vita,
quando non tocca a noi."


Continuano i seminatori di odio, a spargere il loro seme ovunque.
Continua la mia vita, o quarantena, ormai sono sinonimi, tra un momento di concentrazione ed uno di riflessione.
Un po' si studia, un po' si pensa, molto si mangia.
Sento che qualcosa non va nel mio corpo.
E siccome mi sento particolarmente acida ho pensato di scrivere di un libro che non mi è piaciuto.
Nel frattempo, sto rivalutando Emma.
Finisco qui e continuo a leggere qualche pagina.

Chiara Gamberale, giovane scrittrice, amata dalla critica, non sarà nelle mie letture future.
Perché è chiaro: a me piace un tipo di racconto diverso.
Per rapidità scriverò cosa mi è piaciuto del romanzo:
1) è ambientato a Milano, e quindi leggendolo ho potuto ripercorrere mentalmente luoghi in cui sono stata felice;
2) l'idea dei dieci minuti al giorno.
La protagonista del romanzo sta attraversando un momento delicato nella propria esistenza.
La sua psicoterapeuta, che se non ricordo male è un'amica, le consiglia una curiosa terapia: fare una cosa nuova, per dieci minuti, ogni giorno per un mese.
Se la vita rompe con noi, noi rompiamo con la vita.
Stravolgiamo schemi, ripensiamo a noi stessi in modo diverso.
E forse la vita ci sorriderà nuovamente.
Boh, qualcosa di simile... Credo.

Non c'ho mai provato, ma fare ogni giorno una cosa nuova per un mese non è facile, e per soli dieci minuti!
In passato, presi l'impegno di imparare una cosa (piccola) ogni giorno, per un anno.
Ciò che imparavo lo trascrivevo su un'agenda. Non fu un reale successo, ma fu molto stimolante.
Alla fine dell'anno, rileggendo quelle paginette scoprii tante cose interessanti anche su me stessa.

Provare per credere.

Una cosa che condivido:

"Siamo diversi, appunto.
Molto diversi fra noi.
Leggiamo per noia, per curiosità,
per scappare dalla vita che facciamo, per guardarla in faccia,
per sapere, per dimenticare,
per addomesticare i mostri fra la testa e il cuore,
per liberarli."

E a tal proposito, siccome le ferite sanguinano, poiché non ho voglia di insultarmi e torturarmi col pensiero di lui, scappo a leggere.
Buonanotte, caro Lector.

E fu sera e fu mattina...XLIX giorno.

domenica 26 aprile 2020

Quarantottesimo giorno - Non so che dire.

Il Presidente Conte ha parlato della Fase II.
E questa volta non mi è sembrato chiaro.
Solo su un punto è stato lapalissiano: se sbagliamo torniamo a veder crescere la curva di contagi e poi sono guai veri.
Quindi ci vuole una sola cosa: RESPONSABILITÀ!
Si potrà uscire solo per ragioni di lavoro o per conclamati motivi.
La parte più dolorosa è stata "la concessione" sui funerali.
Si potrà dare l'ultimo saluto al proprio compianto.
Ma potranno essere presenti al massimo quindici persone.
A me sembra un numero elevatissimo; al mio funerale potrebbero partecipare con dolore sincero sei persone. Escludo i piccolini e il cane.
Ma so di non fare testo. Quando muore una persona perbene vogliono partecipare tutti al suo ultimo viaggio. E solitamente è un segno di rispetto che si fa ai vivi, più che ai morti. Che per i morti ormai sono altre le cose importanti.

Pensieri sempre luminosi e allegri. Ultimamente sono un inno alla vita!
(Sono tragicamente ironica.)

Riflettevo sullo spirito che invece pervade la mia amica V.
Lei è una ragazza buona e brava. Non potrei definirla diversamente.
Posso raccontarle tutto e lei fa altrettanto. Una persona priva di malizia e cattiveria.
Quando mi chiama mi rallegra la giornata. Mi dispiace non avere molto da raccontare. Ma lei non si annoia mai. E mi fa stare bene. Non smetterò mai di ringraziarla.
La vita dovrebbe darle di più, se lo meriterebbe.
Vorrei essere un po' come lei: ingenua e dolcissima.
Invece sono il suo opposto: pessima e diffidente nei confronti degli altri.

Sono una brutta persona. C'è poco da discutere.
Ecco perché le cose mi vanno in un certo modo.
E mentre penso che prima o poi mi rinchiuderanno in una clinica di igiene mentale, ricordo che oggi è il compleanno di uno psicologo che ho incontrato nei miei recenti studi: Gottman.
Pensavo fosse un errore di trascrizione e che la dispensa volesse parlarmi di Goleman.
Invece entrambi hanno parlato di intelligenza emotiva, in termini diversi, che non approfondirò in questo momento di scrittura delirante.
Mi piace però ricordare John Gottman, che scrisse:

"Se non si conosce una persona sul serio,
come la si può amare davvero?"

Spesso ci si innamora dell'idea che si ha di una persona. Ed è per questo motivo che molte relazioni finiscono o si raffreddano su una rassegnata quotidianità.

Naturalmente non è il caso mio e di Persona.
Persona lo conosco benissimo.
Vorrei viverlo nel quotidiano. Dio, quanto lo vorrei.
Ma è una di quelle idee che mi devo levare dalla testa, lo sooo!
Ma se uno provasse a mettersi nei miei panni, non potrebbe fare altro che darmi ragione.
Persona è: intelligente, ironico, sensibile, testardo, educato, attento, istruito.
Ha mille interessi e parla con passione.
Non è mai banale o superficiale.
Ha un cervello che non si rilassa mai. Sempre aggiornato e informato.
Conosce il male, la bassezza dell'umanità e non si fa toccare.
Ha le sue idee e difficilmente le cambia.
Sembra rude e scostante, poi ti avvicini e...ti abbaglia la sua luce e la sua dolcezza.

Ora, come fa un essere infido e insignificante come me a non essere completamente, perdutamente innamorata di questo Essere così meraviglioso?


Oggi non è stata una giornata produttiva.
Non ho studiato, Fratello non mi ha chiamato per la nostra video-lezione.
Sono invece andata avanti nella lettura. Emma, la protagonista, continua a non piacermi.
Ma devo riconoscere che la storia mi ha preso. La scrittura della Austen è sempre piacevole.
Ad un certo punto, Emma ci spiega perché pensa di non sposarsi.
Due giorni fa, per motivi diversi, sentivo altri dichiarare la propria repulsione nei confronti di questo antico rituale d'amore.
Non esprimerò la mia opinione. Ma non escludo di farlo in futuro...Parlarne, non sposarmi!!!
Al momento, grazie al Covid-19, sono sospese tutte le celebrazioni.

E fu sera e fu mattina...XLVIII giorno.

sabato 25 aprile 2020

Quarantasettesimo giorno - 25 Aprile - La Liberazione

"Era un soffio,
un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa."
(Grazia Deledda)

Me la immagino così la liberazione: un venticello venuto dal nulla, figlio della terra, che all'improvviso si è riversato ovunque, abbattendosi sul nemico con la forza di una tempesta.

Solo, il Presidente Mattarella ha commemorato il Milite Ignoto.
Il Presidente ha una dignità, una tempra che trasforma i miei globuli: diventano verdi, bianchi e rossi!
Sono fiera di essere italiana. Malgrado i nostalgici del fascismo, i Feltri e i leghisti vari.
L'Italia è un paese che ha sofferto; si è fatto spezzare, ha sbagliato.
Ma ha avuto il coraggio di dire "basta". Siamo stati chiamati "traditori" per questo.
Ma dovrebbero vergognarsi quelli che non hanno mai saputo fermare la propria mano armata.
Venticinque Aprile fuori dall'ordinario.
Bandiera Tricolore ai balconi, note di Bella Ciao nelle strade.

Stamattina ho ascoltato per intero la storia di uno Zio di mia madre.
Raccontare: non lo aveva mai fatto. Solitamente era Nonna quella che a volte, mi regalava pezzetti del suo passato.
Sono stata in silenzio ed ho ascoltato.
Erano gli anni della guerra.
Soldati del Nord Italia erano stati dislocati nella caserma di una cittadina del Sud.
Uno di loro, un giovane tenente piemontese si innamorò di una giovane del posto.
Erano innamoratissimi. Ma non hanno potuto vivere il loro amore.
Oggi sono entrambi morti. 
Di lui rimane una targa commemorativa nella lontanissima Sant'Albano Stura, in provincia di Cuneo. 
Di lei una foto insanguinata.
Era la foto che lui portava nella tasca interna della giacca, immagino sul cuore, quando i nazisti lo uccisero. Non potettero reclamare neppure il suo corpo, per paura di ritorsioni. Lo dovettero rubare di notte, per donargli degna sepoltura.
Sono passati 75 anni da quel giorno ed io sono qui a parlare di Antonino.
Posso solo immaginare il suo sorriso, il suo viso.
In qualche modo la sua Storia era intrecciata con la mia storia.
E anche se indegnamente, sono qui a ricordarla.


Per un certo verso è stata una giornata piena di emozioni.
Immedesimarsi in questi racconti, mi segna.
La mente va al dolore che deve aver provato la mamma di Antonino quando, visto il corpo del proprio figlio, fu costretta a fingere di non conoscerlo, per paura che le ammazzassero gli altri figli!
La guerra è semplicemente uno schifo. Sono fortunata; non mi è mai stato chiesto di impugnare un'arma per la salvezza della mia terra!
In tutto ciò, per alleggerire il mio post voglio raccontare di questi giorni caratterizzati da eventi che mi azzarderei a definire curiosi...
Mi si sono rotti i sogni e le fantasia, e lo sappiamo già.
Spariscono oggetti dalla mia scrivania. Li cerco ovunque e niente, non li trovo più.
Vedo ombre e ascolto suoni a cui non so dare spiegazione.
Continuo a vedere numeri ricorrenti ma, questa volta stizzita, li ho ignorati.
Aggiungiamo che mi sento ancora come un uccellino implume caduto dal nido.

In questo stato, fisico e mentale, decisamente provato, che succede?
Mi scrive il Piemontese più misterioso del mondo!
(Persona è piemontese; che scemo! Perché non mi abbia mai corretto resta il mistero n. 1372.)
Come temevo ieri...non sapevo cosa rispondergli.
Avevo trascorso la giornata piangendo e nascondendo le lacrime. Non so spiegare nemmeno io il motivo. Mi bruciava l'orgoglio, mi sentivo umiliata. Non lo so definire.
Ma posso dire quello che ho sempre pensato di Persona: è veramente unico.
Non lo ammetterà MAI, ma si è preoccupato per me.
Questa volta aveva mangiato la foglia, ma non aveva voluto replicare.
Si è ripresentato il giorno dopo. Mi ha fatto un regalo speciale.
Non lo posso dimenticare.
Mi ha aspettato fuori dalla tana e con pazienza, ha lasciato che uscissi.
Non ha attaccato, non ha infierito.
Abbiamo parlato, scherzato, come fanno due amici.
Ho avuto la sensazione, anzi no, per la prima volta lo affermo con sicurezza, non c'era più la distinzione mondo virtuale/reale.
Non mi sono sentita scissa.
Come si spiega una cosa simile? È impossibile. Lui resta la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi anni di vita.
Ho la netta sensazione che non mi giudichi male. E nel mio piccolo mondo vale moltissimo.
Lui è Tutto, io Niente.

Oggi conservo ancora una certa serenità.
Non so quando guariranno queste ferite che mi porto dentro. Forse mai.
Buffo. La mia vita è sempre stata molto semplice. Mai un colpo di testa, mai una follia.
Forse ho suonato i campanelli di un vicino una volta, per poi scappare via.
Avrò avuto dieci anni.
Ancora oggi mi chiedo perché l'abbia fatto.
Ma dentro di me, ho tante piaghe. Tanti abbandoni, tanti maltrattamenti che mi hanno segnato.
Non sono mai stata difesa da qualcuno; mai scelta.
Tutti hanno preferito altro o altri.
E col tempo questi sono sedimenti che depositandosi creano macigni!
Dopo ieri però, mi sento come una di quelle persone che pur vivendo da sole, sole non lo saranno mai e se lasceranno la porta aperta, verranno visitate dal Vento o dai raggi della Luna.

Sulle note di questa canzone che la Vita sta componendo per me, decido di non mollare Emma. E di dare una possibilità a questa nuova lettura. Qualcosa mi dice che il signor Knightley mi diventerà simpatico.
Ho ripreso anche a studiare e a seguire con più impegno le lezioni HTML5.
Piano piano cerco di rialzarmi.

Stamattina mi son svegliata...e ho pensato all'ombra di un bel fiore, dove riposa il corpo del PArtigiano.

E fu sera e fu mattina...XLVII giorno.


venerdì 24 aprile 2020

Quarantaseiesimo giorno

"Tu non sai quello che dici" rispose l'angelo.
"Non c'è nessuna tragedia, ma l'inevitabile. Tutto ha la sua ragione d'essere: devi solo saper distinguere fra ciò che è transitorio e ciò che è definitivo".
"Che cos'è transitorio?" Domandò Elia.
"L'inevitabile".
"E che cos'è definitivo?".
"Le lezioni dell'inevitabile".
E dicendo questo l'angelo si allontanò.

(Monte cinque, Paulo Coelho)

Anche la citazione giusta...

Ieri sera è successa una cosa inaspettata, non voluta.
Il Destino, questa volta, mi ha tirato uno scherzo davvero crudele. 
Non ero pronta.
Lo sapevo che era inevitabile, ma non ero pronta.

Ci sono due cose che mi rodono anima e cervello. 
Di cui evito accuratamente di parlare.
Ma davanti ad una domanda diretta non so mentire.
Ieri sera la domanda me l'ha posta Persona.
Se non avessi risposto avrebbe dedotto. Ho scelto di rispondere.
E ora mi sento nuda, priva di difese.
Non è più questione di maschere e armature.
Non mi ero mai sentita così minuscola e vulnerabile.
Non avrò mai più il coraggio di scrivergli ora che conosce la mia vergogna più intima.
Né saprò più come scrivergli se mai dovesse farlo lui. 
Probabile che non accada mai più.

Infine muore questo sogno bellissimo e delicato che avevo portato nel cuore per così tanto tempo.
Il modo mi ferisce.
Parlo di Destino perché è successo in una sequenza senza senso, imprevedibile.
Ancora oggi mi chiedo come sia accaduto.

Ho solo bisogno di tempo per attutire il colpo.
Mi sento violata. Scippata. Mi è stata rubata la cosa più bella del mondo e non sono riuscita a fare niente per evitarlo.
Ma com'è possibile?
Come andrò avanti.
Nel giro di dieci giorni mi è crollato tutto il mondo addosso.
Come se mi avessero scoperchiato casa.
Che senso ha vivere senza sogni da coltivare. Senza aspettative. Senza programmi.
Sembra che tutto ciò che viene toccato dal mio sguardo, dal mio desiderio, si dissolva.
Non capisco.
Perché?



giovedì 23 aprile 2020

Quarantacinquesimo giorno - Giornata Mondiale del Libro

"Ah, memoria, 
nemica mortale del mio riposo!"

Oggi è un po' come se fosse il compleanno del mio migliore amico.
Sono emozionata e felice di festeggiare la sua esistenza.
Auguri Amico Libro!
È stato scelto questo giorno perché nell'anno 1616, morirono tre tra i più importanti scrittori, di fama mondiale:
Curiosità: la data di morte di Cervantes e Garcilaso de la Vega è considerata secondo il calendario gregoriano,
quella di Shakespeare secondo il calendario giuliano, che era ancora in uso nel Regno Unito al momento della sua scomparsa.
L'UNESCO ha pertanto scelto questo giorno per celebrare la Giornata Mondiale del Libro e del diritto d'autore.
Avrei qualche obiezione da muovere su questa scelta, anche perché a me piace più ricordare la vita che la morte.
Inoltre sono costretta a sottolineare la mia ignoranza, perché l'autore dei Commentari Reali degli Inca, il peruviano Garcilaso de la Vega, non lo conoscevo.
Ma sorvolando sui gusti personali, la giornata dedicata ai libri è veramente una bella idea, nella quale si incontra tutto il mondo.

"La libertà è uno dei doni più preziosi dal cielo concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l'onore, si può avventurare la vita, quando per lo contrario la schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini."

Tratto dal Don Chisciotte della Mancia indiscusso capolavoro di Miguel de Cervantes. Questa bruttissima foto la scattai anni fa a Madrid. Mi manca terribilmente viaggiare.
E in questi giorni in cui sento il mio corpo reagire male alla clausura, mi manca la libertà di sognare.
Il 4 maggio è vicino. Bisogna resistere ancora pochi giorni.
Sento però che la mia vita non cambierà. E ciò mi spaventa; non ho voglia di tornare a quella che ero. Ci sto pensando da giorni: non mi piacevo da tanto tempo. E ora ho decisamente paura di tornare ad essere "quella lì".
La mia Maestra dell'Elementari mi chiamava: "Don Chisciotte, combattente contro i mulini a vento".
Solo che da adulta, mi sono trasformata nel mulino e nel vento!
Ma della me combattente e combattiva non ho memoria.

"Confida nel tempo,
che è solito offrire dolci soluzioni a molte amare difficoltà."

Spero proprio abbia ragione Cervantes!

Stasera ho un fortissimo mal di testa che mi tormenta.
Vorrei scrivere meglio, per quanto possibile alle mie scarse abilità, ma sono fuori fase.
I pensieri martellano.
Prima o poi riuscirò a parlare del libro che amo più di ogni altro: Se una notte d'inverno un viaggiatore.
Lo riservo per un momento speciale, anche se non so dire cosa lo potrebbe rendere "speciale". 
Certo, Persona scandisce i miei pochi istanti di felicità.
Ma per portarmi a scrivere del mio libro preferito, dovrebbe dirmi di quelle cose che strappano l'anima alle tenebre.
Che fanno battere il cuore a mille.
Non accadrà mai...

E fu sera e fu mattina...XLV giorno.

mercoledì 22 aprile 2020

Quarantaquattresimo giorno - In nome della Madre - Erri De Luca

"Nehalìm Holekhìm,
buon cammino."

Non so nemmeno io da dove iniziare.
Magari potrei partire dal tentativo di sciogliere un nodo: le coincidenze esistono o non esistono?
Innanzitutto: le coincidenze sono eventi che si ripetono con una certa frequenza, in un determinato momento e senza ragione.
L'antropologo e psicoanalista Carl Gustav Jung definì sincronicità gli eventi che abbiamo definito coincidenze, che si verificano non in modo casuale, ma che hanno un senso per chi li vive.
La nostra memoria si avvale non solo delle nostre esperienze ma anche di archetipi, di esperienze universali proprie dell'umanità.
Per la serie "nessun uomo è solo".
C'è una memoria collettiva che accompagna ognuno di noi, che parla attraverso simboli.
Questo linguaggio è proprio dell'anima. Lei dunque, comprende queste parole della memoria collettiva e le traduce per noi, comunicandoci messaggi, avvisi.
Così:
- si pensa ad una persona e quella ci scrive.
- ci si sente tristi e si trova consolazione in una frase letta su un libro.
- si fischietta una canzone e la si ascolta subito dopo alla radio.
Caso! - per alcuni, Messaggi dell'anima! - per altri.

Ognuno può credere a ciò che vuole e cercare un significato, o meno, a ciò che gli accade.
Quello che invece so di per certo è che ieri, 21 aprile, ho letto un numero sul telefono: 21.21.
E non mi capita mai. Non faccio mai "caso" all'orario.
Ieri sì.
Ne ho cercato il significato su un sito, che senso potesse avere vedere quel numero.
(Altra cosa che non faccio mai!)
Ho pensato agli angeli, a messaggi celesti. (Lo scrissi anche nel post di ieri.)
Ho pensato a Persona. A quanto mi manchi. Al fatto che non voglio lasciarlo andare via dal mio cuore, anche se, lo sooo, è sbagliato, anche se mi fa male, anche se mi impedisce di andare avanti, anche se accentra tutti i miei pensieri.

Cosa succede oggi? Mi ha scritto. Volo!
Non muoio, questa volta, semplicemente...volo.
Non sono triste. Sono solo felice. Niente dietrologia: "avrei dovuto rispondere, avrei potuto dire".
Niente di tutto ciò.
Sono solo felice!

"Le coincidenze sono i lampioni che si accendono su quel viale alberato, oscuro e ombroso, che è il nostro Destino." (Marco Cesati Cassin)

Stamattina, dopo il breve scambio di battute con Persona, mi sono fermata un'oretta a leggere questo racconto breve di Erri De Luca. Si potrebbe pensare che dopo Saramago, questa lettura serva a farmi fare pace con la "tradizione". In realtà i due racconti non si escludono, non si annullano a vicenda, semmai si completano. Perché le persone e anche i personaggi quindi, non sono solo buoni o solo cattivi.
Quello che mi piace di questi racconti è l'accento che si pone sull'umanità dei protagonisti.
Non sono lontani e intoccabili. Hanno pensieri, parole che potrebbero essere di chiunque di noi, benché si narri qualcosa di miracoloso.

Dopo aver riconfermato dentro di me questo amore unico e sincero, finanche impossibile, per Persona,
nelle ultime pagine mi sembra di leggere delle parole che mi si cuciono addosso:

"Quando si è vergine si pensa che tutti gli amori sono possibili,
poi d'improvviso uno cancella gli altri mai venuti.
Diventare donne porta questa semplificazione,
un vento che si abbatte sopra una fioritura e lascia un fiore solo.
Tutta l'immensità di prima precipita in un abbraccio.
A me nemmeno quello."

Vorrei esserne capace, ma non sono in grado di descrivere come mi senta in questo giorno di pioggia incessante e vento che soffia da Est.
È come se mi avessero tolto il cuore per custodirlo in uno scrigno.
Sento le pioggia lavare le strade, il vento montare le onde del mare. Ma è un sentire lontano.
In realtà sono intoccabile, perché non sono qui.
Felicità, di cui non riesco ad approfondire la conoscenza, fugace e vagabonda, sembra essersi fermata ad abitare nel mio cuore.
Felicità sa essere calma, piena, appagante.

Non so nulla, non sento niente: so solo che lo amo infinitamente.

Le parole di Maria sono le mie: lui è il mio fiore solo. A me non spetterà nemmeno un abbraccio virtuale o reale.
Ma non mi importa: Lui è l'Amore mio!
Non ci sarà mai nessun altro. Lui et solo LUI!


XLIV giorno...

martedì 21 aprile 2020

Quarantatreesimo giorno - Il Vangelo Secondo Gesù Cristo- José Saramago

"In fondo si guardava con un sentimento di indifferenza,
come si guarda il vuoto,
nel vuoto non esiste né vicino né lontano su cui posare lo sguardo,
mica è possibile fissare un'assenza."

La mia sola finestra sul mondo esterno è il computer.
Navigando, sono entrata in contatto con molte persone.
Ho scoperto un'umanità variegata, multicolore, multiforme.
A contrasto, mi sono resa conto, ci sono io: uniforme, monocromatica, amorfa.
A tal punto che se mi guardo dentro non c'è nulla su cui posare lo sguardo.

Qual è il tuo libro preferito?
Film del cuore?
Quale sarà la prima cosa che farai finita la quarantena?
Qual è il tuo talento?
...
A nessuna di queste domande sono capace di rispondere.
Intorno a questo nodo soffoca tutta la mia vita.

Nella dimensione dei sogni per fortuna non sono richiesti polmoni reali.
In apnea, si procede senza problemi.

"Forse gli uomini nascono con la verità dentro di sé
e non la rivelano solo perché non credono sia vero."

Non lo avrei mai pensato: sono rimasta rapita da questa lettura.
Forse perché per me resta la più bella storia mai raccontata, allora non mi stanco mai di cercarla.
Non importa la prospettiva, l'interpretazione, la rivisitazione.
La stessa cosa l'ho letteralmente sentita leggendo Il Maestro e Margherita.
Sembra che alla fine, ci sia qualcosa che accomuna il pensiero collettivo: la bontà di un uomo (ovvero Uomo, poco importa) che tutti chiamano Nazareno.

Saramago è uno scrittore di carattere, dissacrante, geniale.
Ne ha irritata di gente col suo scrivere!
Eppure, quando l'ho finito, quando ho voltato l'ultima pagina del mio libro mi sono sentita terribilmente sola.

 "... perché si sa, per le parole pronunciate dal cuore non c'è lingua che possa articolarle,
le blocca un nodo in gola e solo negli occhi si possono leggere."

Il Bene e il Male si intrecceranno sempre nelle nostre vite.
L'uno non può vivere senza l'altro.
Ciò che mi spiazza di Saramago è la capacità che ha di rendere Dio capriccioso e infantile.
Mentre il Diavolo, che pure non è un simpaticone, ci sembra più limpido.
Sappiamo tutti cosa aspettarci da lui, d'altronde è il "cattivo".
Quello che non ci aspettiamo invece, è la sua esitazione.

"Il destino è la cosa più difficile che esista al mondo."

Personalmente ho trovato difficile, nel mio leggere silenziosamente "nel pensiero", non aggiungere l'aggettivo ad un nome che ricorre spesso: Pastore.
In automatico leggevo "buon Pastore".

"Le parole degli uomini sono come ombre, e le ombre non potrebbero mai spiegare la luce, fra le ombre e la luce c'è, e si frappone, il corpo opaco che le genera."

Mentre scrivo un dubbio mi sovviene: forse questa mia sovrapposizione fallace era voluta. 
Era la giusta chiave di lettura per aprire lo scrigno di una visione crudele, ma proprio per questo giusta?

"Se daremo tempo al tempo, la verità diventerà menzogna e la menzogna si trasformerà in verità."

E fu sera e fu mattina…XLIII giorno.


p.s. Mi manca terribilmente.
Non devo perdermi d'animo. Oggi gli angeli mi mandano dei messaggi tramite i numeri.
Buffo. Proprio oggi mi viene spontaneo pensare agli angeli.



lunedì 20 aprile 2020

Quarantaduesimo giorno - Sonno - Murakami Haruki

"Mi chiesi perché la vita di una persona
dovesse subire un cambiamento tanto radicale.
Dov'era finita quella ragazza che leggeva come un'invasata?"

Dopo Pennac, l'altro autore che riesce a destarmi dal torpore è Murakami. A trenta pagine dalla fine ho lasciato Saramago, ma solo perché non voglio finirlo. Nello stato catatonico-iroso nel quale mi trovo (lo so, solo in me possono convivere due stati emotivi così drammaticamente diversi), mi sono sorpresa, come mi capita spesso per altro, a fissare vuoto, mentre ero intenta in una elaborata conversazione impossibile con protagonisti improbabili. Mentre ero così assorta, tra uno scambio delirante e l'altro, ho notato su una mensola questo che è il mio "primo Murakami". Visto il periodo l'ho ripreso ben volentieri. Sonno è una specie di racconto breve pubblicato nel 2014 quando l'autore era già conosciuto e famoso.
La sottoscritta invece, non sapeva nemmeno della sua esistenza.
Infatti fino a qualche anno fa, leggevo soltanto:
- fantasy;
- opere di scrittori studiati a scuola;
- testi scientifici.

Ricordo ancora il mio approccio con Murakami. Ero in libreria e avevo voglia di qualcosa di diverso.
Dovevo ricostruire una nuova me. Quanti titoli. Scorro i nomi degli autori e trovo lui. Ricordo che Persona lo aveva citato. Ma non mi sembrava un autore alla mia portata. Così mi innamoro delle illustrazioni di Kat Menschik e me lo porto a casa.
La protagonista, per alcuni versi, ha una storia che sarebbe potuta essere la mia.
Semplice, regolare, quasi precostituita.
Fino al momento in cui decisi di far saltare il banco.
Di svegliarmi da quella situazione di stallo nella quale mi trovavo.
Di abbandonarmi ad un sonno che mi avrebbe protetto dal resto del mondo.
Mi ero svegliata o addormentata? A questo non ho ancora trovato risposta.
E risposta, indipendentemente dalla domanda, non si trova nemmeno nel libro.

"Basta staccare il contatto tra la testa e il corpo.
Il mio corpo si muoveva per conto suo, mentre la mia mente vagava in un'altra dimensione."

Niente di più facile. Vivi una vita che non ti appartiene, ma con la mente sei esattamente dove dovresti -vorresti- essere.
Per alcuni aspetti questa lettura non mi aveva soddisfatto.
Da un lato aveva compreso come mi sentissi, io che indossavo tantissime maschere e avevo perso il sonno, un po' come la protagonista sconosciuta, che nel libro non ha nome.

"Nessuno si accorse del mio cambiamento.
Vivevo senza dormire, leggevo uno dopo l'altro libri su libri, la mia mente si trovava a centinaia d'anni e migliaia di chilometri dalla realtà, ma nessuno vi faceva caso."

"Poco mi importava se diventavo pazza, se per il fatto di non dormire perdevo il fondamento della mia esistenza."

Ma dall'altra parte la mia lettura mi aveva lasciato nello sconforto.
Ricordo il finale senza senso, o più plausibilmente,ricordo di non aver trovato il senso nel finale.
Tuttavia sapevo che un'altra possibilità andava data ad un autore così sui generis che, poi, è diventato uno dei miei preferiti.

"E tutto il tempo incredibile che all'epoca avevo passato a leggere,
che significato aveva?"

La nostra protagonista sta rileggendo Anna Karenina, ma scopre di non ricordare niente dei personaggi, della trama, delle sensazioni vissute.
Ed io ho amato questo pensiero, perché sono tra quelle due o tre persone che non ricorda niente di ciò che ha letto. A meno che non si sia impresso a fuoco nell'anima.
Solo negli anni della scuola ero capace di citare a memoria ogni autore studiato, tanto che nei miei temi sembrava parlassero loro. Con buona pace della Prof che mi ha sempre disprezzato per questa mia capacità. Povera professoressa: costretta ad ammettere la bravura di una alunna che non amava.
Bravura? Magari non ero brava, ma i miei temi piacevano a chi doveva valutarli.

Mentre scrivo mi accorgo di un fatto: sono cambiata.
A volte penso di essere sempre la solita: immatura, scorbutica e infantile.
Invece osservandomi meglio, qualche cambiamento c'è stato e non è solo nel corpo.
Se prima mi limitavo ad accettare ciò che era lontano da me, oggi ho imparato a scegliere ciò che da me è distante. Un cambiamento che mi hanno insegnato proprio i miei amici libri.
Non nascondo la mia delusione per l'assenza del lieto fine, ma ne imparo la lezione. Che solitamente è: "la vita è dolore, non è costellata solo di fatti straordinari, perché mai dovrebbero esserlo le storie?".
Accolgo scrittori onirici, che usano tecniche narrative complesse.
Non mi annoio più davanti a descrizioni minuziose. Rispetto ogni singola parola. Cerco di non saltare nemmeno una riga. Aspetto il finale per dire se mi è piaciuto o meno ciò che ho letto.
Ma la lezione più importante che ho appreso è: la lentezza.
Non divoro più i libri.
Li sorseggio.

Leggere i libri è diventato per me come assaporare un buon rosso:

  1. scelto il libro, lasciare che raggiunga la giusta temperatura prima di aprirlo; 
  2. l'apertura deve avvenire in luogo riservato;
  3. consentire al libro di respirare. Le prime pagine devono essere lette lentamente, evitando sedimenti di parole nell'anima, ma gustandole adagio;
  4. riempire il proprio spirito prima con 1/4 e poi 1/2 lettura; agitare ogni parola e consentire al loro profumo di insinuarsi in ogni piega della nostra anima;
  5. finire la bottiglia...il libro e ubriacarsi di storie meravigliose.

In un primo momento Murakami mi faceva sentire vicina a Persona. 
Leggevo cercando di capire se il libro che avevo scelto lo avesse letto anche lui, e cercando di intuire cosa poteva piacergli e cosa no.
Certi pensieri fanno tanta compagnia.
Poi ho incominciato a leggere da sola. E in quel momento ho capito quanto Murakami mi piacesse.
Ora i suoi libri sono miei amici.

E fu sera e fu mattina...XLII giorno.

domenica 19 aprile 2020

Quarantunesimo giorno - Mi manchi.

“L'amore è l'elemento in cui viviamo.
Senza di esso vegetiamo appena.”

Così scrisse Lord Byron.
Ma non la penso come lui.

Un albero, ad esempio, ha in sé bellezza e saggezza. 
La sua presenza è una benedizione. 
Penso agli Ulivi.
Nei loro tronchi contorti e ripiegati si cela il segreto e la magia di una vita millenaria.
Che ha visto il susseguirsi di stagioni, di generazioni di uomini.
Questi alberi hanno sentito uomini parlare lingue diverse.
Sono stati teatro di guerre, di cerimonie religiose.
La loro ombra ha ristorato pensatori e viandanti.
Tra i loro rami si sono riparati uccelli e animali vari.

Allo stato attuale non sono degna nemmeno di dire che sto vegetando.
Mi manca.
Mi sento soffocare.
Perché non ci è dato di stare insieme?
Dimenticherò.
Tutto passa.

Nel frattempo gli occhi bruciano e di questa quarantena non mi importa più niente.
Riapriamo - no, aspettiamo - aspettiamo - no, riapriamo! - 
così all'infinito si alternano esperti competenti e non,  nei programmi televisivi.
La stessa scena si ripete in ogni parte del mondo dove i più poveri muoiono senza neanche un nome sulla loro bara, e i più ricchi si lamentano per le mancate entrate.
Si è persa un'occasione unica!
Invece di creare un senso unitario di umanità, di collettività, si sta cercando un nemico da incolpare.
Dalla ricerca del paziente Zero, si è passati a voler dimostrare che questo virus sia in realtà un ergastolano fuggito da qualche laboratorio, che io mi immagino tipo La Fortezza delle Scienze del grande Mazinga.
Nel mondo muoiono persone, ma sono solo numeri, cifre.
"Non sono io, sei tu la regione più colpita del mondo."
Più o meno è questo che ci urliamo da un capo all'altro del pianeta, in questi giorni di morte.
E poiché indossiamo le mascherine per coprire naso e bocca, non sempre ciò che urliamo è comprensibile.
Comprendersi è superfluo, sopravvalutato.
C'è un grafico da mostrare, un territorio da affossare.
Slogan da coniare, hashtag da lanciare, cartelloni da disegnare. 
Devo armarmi, ho una protesta da sostenere in piazza, e poco importa il distanziamento.
Devo urlare contro un nemico, uno qualsiasi.
Così usiamo il nostro tempo, le nostre risorse, la nostra opportunità di diventare un'unica specie umana.
Però, mi raccomando, con mascherina e guanti. Perché siamo stupidi, ma l'immagine conta.

Quarantuno giorni di quarantena semplicemente per dimostrare che la classe politica mondiale è composta dai peggiori terrestri.


E fu sera e fu mattina...XLI giorno, con Dio che si gira dall'altra parte perché, anche lui, non ci sopporta più.


sabato 18 aprile 2020

Quarantesimo Giorno - La Legge del Sognatore - Daniel Pennac

"Raccontare un sogno significa immaginarlo
oltre che raccontarlo.
Trasformare la sensazione in racconto."


Ci siamo! Eccoci arrivati al quarantesimo giorno di quarantena. Indignazione e irascibilità sono alle stelle. Sono stanca di sentire parole offensive e superficiali rivolte alla mia terra. Di giustificazione e lode per altri territori. Il mio non sarà mai un Paese. Perché in una famiglia non si può pensare di insultare a vita il figlio minore e magari più debole.

Come ogni volta, l'unico che riesce a calmarmi è l'amico Libro. Non so come ci riesca ma nel suo silenzio mi parla, mi consola, mi culla. Questa volta è stato Pennac a lenire le mie ferite.
Un libro che si legge in un sorso. Come un bicchiere d'acqua fresca dopo una passeggiata in riva al mare.
Il tema è il sogno, il saper sognare e ricordare i sogni fatti. Non importa se a occhi chiusi o aperti. Irrilevante.
Chi ispira queste pagine è il costruttore di sogni per antonomasia: Federico Fellini. Mi è piaciuto vederlo spuntare tra le pagine del professor Pennac, scrittore che apprezzo molto e che sempre, sempre, ridesta la mia volontà sopita di lettrice.

C'è una domanda che spunta quasi subito, già dalle prime pagine:

"Sappiamo davvero quando comincia un sogno?".

Non sono una grande sognatrice; al risveglio non ricordo quasi mai ciò che ho sognato. Ma c'è stato un periodo in cui avevo la curiosa abitudine di trascrivere i sogni, assurdi, che caratterizzavano le mie nottate.
Ultimamente purtroppo, sogno solo ad occhi aperti. Con risultati devastanti per la mia psiche.

"Ed è allora, nel mezzo alla vita, che esistono grandi schermi per il sogno."
(Pessoa, Il libro dell'inquietudine)

Il modo di scrivere di Pennac mi piace tanto. Solitamente è in prima persona. Così mi chiedo sempre se sto leggendo un racconto inventato o sto ascoltando la storia raccontata da un amico.
Questo modo di fare accogliente, familiare, lo rende uno dei miei autori preferiti.
E lo so, lo sento, lo riconosco senza timori.

"Non mi sono mai abituato all'elettricità. Per me rimase sempre un po' un miracolo."

Vorrei liberarmi di questa sensazione che permea le mie giornate.
So che sto procedendo bene, da un lato. Mentre dall'altro, sento che mi sto consumando velocemente.
Che brutto sentire la mancanza di qualcuno che non sa niente di te.
Di ciò che stai provando.
Devono sentirsi così i fantasmi del mondo.
Spiriti inquieti. Tormentati.
A volte mi sveglio per ritrovarmi in un incubo, la mia vita.
Sono triste...ancora.

E fu sera e fu mattina...XL giorno.

Pensiero Vagante

Come si guarisce da un sogno?
Non ne ho la più pallida idea. Dovrebbero darci un libretto delle istruzioni al momento della nascita.
Anzi no, ci vuole qualcosa di meglio: un kit di sopravvivenza.

Dovrebbe contenere:

  • un flaconcino di bolle di sapone
  • il su citato libretto d'istruzione per curarsi da sogni tossici
  • un raggio di sole
  • un pezzetto di arcobaleno
  • un orsacchiotto o altro amico, di peluche 
  • una biglia colorata
  • una fotografia consumata
  • un disco con un piccolo graffio
  • una ninna nanna 
  • una carta di caramella con la quale osservare il mondo a colori
  • un campanellino con batacchio funzionante
  • polvere di fata
  • una pozzanghera d'acqua piovana
  • una conchiglia
  • un soffio di brezza marina
  • un sorso di mare
  • un pezzo di puzzle universale, che cioè riesca a incastrarsi in qualsiasi disegno
  • un articolo di giornale
  • il fotogramma di un film
  • il suono di una risata amica
  • una poesia
  • un abbraccio nipotini
  • un bacio della persona amata
  • il profumo di pane appena sfornato
  • due biglietti per un concerto
  • un momento sdraiati su un prato a individuare forme tra le nuvole
  • una corsa con cagnolino
  • un giro in bicicletta
  • una guida con papà
  • caffè con fratello
  • la voce della nonna
  • le coperte rimboccate dalla mamma


Ogni cosa potrebbe essere usata una ed una sola volta nell'arco dell'intera vita.




venerdì 17 aprile 2020

Trentanovesimo giorno - L'età dell'Innocenza - Edith Wharton

"...e lui aveva edificato dentro di sé
una sorta di santuario in cui Ellen
troneggiava sui suoi segreti pensieri 
e i suoi desideri."



Tre anni fa era un giorno di festa: Pasquetta. Tu, con ogni probabilità, leggevi seduto su uno dei prati di Parco Sempione ed io ti immaginavo e mi innamoravo.
Perduta, totalmente inchiodata al pensiero di te.
Nel frattempo sono mutate tante cose, tranne questa fiamma che dentro di me, continua a bruciare.
Sei in ogni mio pensiero. Sei sempre con me. E non accenni a sparire.

Oggi è l'anniversario della morte di un altro grande scrittore: Gabriel García Márquez.
E ahimè, di lui oggi non posso raccontare nulla in più di quanto abbia fatto in passato.

“Per il mondo tu puoi essere solo una persona,
ma per una persona tu puoi essere il mondo.”

E poi, caro Gabriel, ci sono persone che diventano Persona e sono protagoniste indiscusse della vita di esseri insignificanti e invisibili.
Sono triste. Quando sono in questo stato non riesco a pensare alle cose belle. O ai bei romanzi. Alle belle storie, alle belle parole come quelle di Márquez.

Allora per scaricare la mia frustrazione, scelgo di raccontare qualcosa che non mi è piaciuto.
Che mi ha deluso e fatto adirare. Sentimenti che provo quotidianamente, a fasi alterne, verso me stessa e il mio "sentire".
Ne L'età dell'Innocenza, Edith Wharton racconta in modo lineare e piacevole il suo mondo. Il mondo così come le doveva apparire nella New York bene degli anni '20.
Di quanto solo si possa sentire chi non aderisce alle convenzioni sociali, chi semplicemente non si nutre delle ipocrisie che legano le relazioni di tutte le società.

Diversamente da commenti letti in altri contesti, non ho nulla da obiettare circa il corpo letterario, lo stile del romanzo.
La lettura è scorrevole; forse noiosetta in alcuni momenti. Mi è mancata la passione bruciante, la svolta decisiva. Almeno io non le ho avvertite.
E mi dispiace dirlo, visto che non sono degna di giudicare.
Quello che però posso raccontare è ciò che ho sentito emotivamente; ho avvertito una specie di dolore proprio qui, alla bocca dello stomaco.
Mi hai colpito Romanzo! Sei stato crudele.
A quelli come me li devi avvisare subito: - attenzione! -  questa storia può provocare danni irreparabili nei soggetti più sensibili.
Perché si trovano "buonsenso" e  "cosa giusta da fare" nel finale di una storia d'amore?

"Il guaio di compiere il proprio dovere consiste nel risultare inadatti a fare diversamente."

E così chi si preoccupa per gli altri continuerà a mettersi da parte, e non sarà mai felice.
Mentre i furbi, quelli che giocano sporco ottengono sempre ciò che desiderano.
Non va bene!
A questi individui abbiamo già ceduto il territorio della Realtà, vogliamo lasciare quello dell'Immaginazione a noi altri, poveri infelici e deboli?
Noi che non osiamo chiedere niente, nemmeno quando stiamo annegando?

"Ma poi arrivi,
e sei tanto di più di quello che ricordavo,
e ciò che io voglio da te è tanto di più di un'ora o due ogni tanto,
con in mezzo deserti di attesa,
e posso sederti accanto perfettamente immobile, come adesso, 
con quell'altra visione nella mente, e soltanto quietamente confidando che si avveri."

Andiamo! Ellen, Newland, come avete potuto farvi raggirare così? Come è possibile che non abbiate creduto fino in fondo a ciò che vi suggeriva il cuore.

"Ellen Olenska non somigliava a nessun'altra donna,
lui non somigliava a nessun altro uomo:
la loro situazione, pertanto, non era paragonabile a nessun'altra, ed entrambi
non dovevano rispondere a nessun altro tribunale che non fosse quello
del proprio giudizio."

Se l'Amore non trionfa neanche quando è ricambiato, direi che non c'è speranza per nessuno!
Ma che brutto!
Perdo il senno, perdo la speranza, perdo l'entusiasmo.

E fu sera e fu mattina...(non ci posso credere) XXXIX giorno!


p.s. E quando arriva la sera, Tristezza diventa un gigante. Invade ogni spazio, ogni angolo del mio cuore. E lancinante diventa la tua mancanza.

giovedì 16 aprile 2020

Trentottesimo giorno - Ciao Luis Sepúlveda

"E se è tutto un sogno, che importa.
Mi piace e voglio continuare a sognare."


Dichiaro ufficialmente il mio infinito odio nei confronti del Covid-19 della famiglia CoronaVirus.
Oggi, in un giorno che per me era già triste, ha ucciso un uomo dolcissimo, stupendo, ispirato.
Di quelli che cambiano la vita delle persone che incontrano.
Luis Sepúlveda non c'è più.
Mi sembra di sentire l'esplosione di una galassia. Sento le stelle piangere. 
È scomparso un intero universo e con esso chissà quanti mondi.
Uno scrittore così non nasce tutti i giorni. Poi magari mi sbaglio, ma quel modo di parlare semplice, per storie, per racconti quasi da bambini, ma su temi grAAAndi, importanti non lo ritroveremo in nessun altro autore. No ghirigori, no svolazzi, no sofisma, no trucchetti narrativi, no mostra di erudizione: solo una storia con un'anima immensa.
Forse l'ho già scritto: la cosiddetta roba per bambini è la più importante che possa esistere.
Mancherà!
Luis Sepúlveda non ci dovevi lasciare soli.

"Gli amici non muoiono e basta: «ci» muoiono,
una forza atroce ci mutila della loro compagnia e poi
dobbiamo continuare a vivere con quei vuoti nelle ossa."

Non vivo onorando la mia esistenza, ne sono consapevole. Cerco di dare agli altri il meglio di me. I miei sorrisi più belli. So essere un sostegno.
E dentro sono marcia: un "sepolcro pieno di ogni putredine".
Oggi è proprio uno di quei giorni lì, quelli in cui avrei bisogno di un abbraccio o di un messaggio.
Naturalmente non "uno" qualsiasi. Ah, Lingua italiana mia bella! Tu hai pensato proprio a tutto.

"Tutto ciò che hai visto, tutto ciò che hai provato,
amaro e dolce, pioggia e sole, freddo e notte, è dentro di te,
e pesa,
ed essendo così piccola quel peso ti rende lenta."

Ecco perché non sarò mai del partito Leggerezza.
A ognuno il posto che gli compete: appartengo alle storie di Sepúlveda.
E in un giorno come questo è difficile crederci, ma ci ha donato anche le parole giuste per congedarsi da tutti noi. Non riesco a immaginare l'esistenza dei suoi cari senza di lui accanto.

"Fortunata, ti assicuro che sarai felice,

e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli,
perché sarà l’affetto tra esseri completamente diversi."


Oggi, nel 1927 nasceva Nonna.
Nessun almanacco ricorda la sua nascita.
Nessuna operazione commemorativa le sarà dedicata.
Era una donna semplice, orgogliosa e bellissima.
Si chiamava Lucia: nomen omen. Nonna splendeva. 
Tutti quelli che l'hanno incontrata e conosciuta la ricordano proprio per questo motivo.
Nonna splendeva e sono sicura che sia tornata alla Luce.
A volte ho la sensazione che mi saluti sotto le sembianze delle farfalle.
Lo so, è follia.
Ma coltivo la segreta convinzione che alcune esistenze siano legate a tal punto che nemmeno la morte può dividerle.
Non può la lontananza, non può niente.

Ciao Nonna, buon compleanno.
Faresti una cosa per me? 
Potresti ringraziare Sepulveda da parte mia?


XXXVIII giorno...e fu sera e fu mattina.

mercoledì 15 aprile 2020

Trentasettesimo giorno - Un vortice di pensieri e parole

"L'uomo non potrebbe vivere se fosse completamente impervio alla tristezza.
Molti dispiaceri possono essere sopportati solo abbracciandoli,
e il piacere che si trae da essi ha naturalmente un certo carattere malinconico.
Così la malinconia è morbida solo quando occupa troppo spazio nella vita;
ma è altrettanto morbida da poter essere completamente esclusa dalla vita."

Ciao Vita, secondo giorno che ho smarrito completamente il senso della tua esistenza.
Un vero peccato visto che oggi, in epoche diverse, hai visto accadere tanti avvenimenti importanti, tragici e significativi.

Innanzitutto mentre sorvolavi Vinci, nel 1452, ti arricchivi della presenza di un genio tutto italiano: Leonardo da Vinci. 
Si farebbe prima a dire quali sono i temi nei quali non era eccelso! Si interessò di anatomia, architettura, botanica, cartografia, geologia, ingegneria, matematica, pittura, scultura (rigorosamente in ordine alfabetico, così da non far torto a nessuna scienza). Fu inventore e scrittore.
Si scrive Rinascimento, si legge Leonardo.
Anni fa, quando eravamo padroni della nostra vita, ho visto alcune sue opere.
Credo che solo così si possa realmente apprezzare un genio, ma anche una persona qualsiasi: conoscendola, frequentandola. (Il dolore che provo in questo periodo, nasce proprio da qui: dal non poter frequentare chi vorrei vivere.) 

"Amor ogni cosa vince."

Ancora: nel 1858, Vita salutava Emile Durkheim. Non dovrei conoscere questo nome. Invece nella mia esistenza c'è una cosa che ho fatto sempre con passione e curiosità: studiare. E così, dalle lezioni di Antropologia (già, ho seguito anche lezioni di Antropologia), mi ritrovo a conoscere questo famoso sociologo e antropologo che, leggo dai miei appunti, fu "figura di confine, padre fondatore della scuola di antropologia francese". Egli applicava il rituale di coesione sociale alla religione. Parlò dell'importanza della cultura dell'appartenenza. Indirizzò i suoi studi sul suicidio, che egli vedeva non come atto individuale, ma rapportabile alla società.

"Dio – per così dire – che in principio era presente a tutte le relazioni umane,
si ritira progressivamente da esse;
abbandona il mondo agli uomini e alle loro controversie."

Il mercoledì del 1874,
in un atto di presa di distanziamento dal comune sentire e di ribellione, il gruppo di pittori francesi
"Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs",
metteva in mostra le proprie opere pittoriche con una tecnica nuova e rivoluzionaria, che non ebbe l'iniziale e immediato consenso di pubblico:
nasceva l'Impressionismo.

Il nome fu suggerito, involontariamente in realtà, dal critico Louis Leroy che prendendo spunto dal capolavoro di Monet,
Impressione - Sole nascente,
intitolò la sua recensione, che voleva essere negativa:
La mostra degli impressionisti.

Ai ribelli piacque molto il nome, che decisero di assumere per identificarsi: gli Impressionisti.


Aprile 1912, affondava l'inaffondabile: il colosso coi quattro fumaioli veniva inabissato per sempre da un silenzioso iceberg. 
Nasceva il triste mito del Titanic.
Ahimè, cose che oggi diamo per scontate e acquisite sono spesso figlie di una immane tragedia.
Ci è voluto il Titanic per inserire, tra gli standard di sicurezza a bordo, un numero di scialuppe proporzionato al numero di passeggeri.
Ammettilo: al nome Titanic sono partite le note di My heart will go on!
(Naturalmente non avevo una foto mia del transatlantico!)


Infine:
"Di notte, quando sono a letto, nel buio della mia camera,
sento due occhi che mi fissano, mi scrutano, mi interrogano,
sono gli occhi della mia coscienza."

15 Aprile 1967, Roma: moriva il principe Antonio De Curtis.



Ho volutamente omesso moltissimi altri eventi accomunati da questa data.
Non voglio parlare di ciò che non conosco.
Ho già tanti motivi per avercela con me stessa, non voglio aggiungere il fingere.

Cuore e Mente per una volta vanno all'unisono: tutto rotto!
Mente è in mille pezzi perché non sa più da dove partire per ricostruire un sogno, un progetto.
Cuore è...come al solito, un mucchio di rottami.

Vorrei che Persona andasse via.
Mi fa male. Tanto male.
Ogni fibra della mia anima mi sembra agonizzante.
Non ricordo niente del genere. Non ricordo un simile sentire.
Persona è riuscito a sconvolgere anche il senso positivo che Portogallo aveva assunto nella mia vita. 
Lo so, questa è troppo criptica anche per i miei canoni.
Ma non posso spiegare.

Affogo.


martedì 14 aprile 2020

Trentaseiesimo giorno - Mio Fratello è figlio Unico

“La poesia è la ribellione dell'uomo contro ciò che è.”

Nel 1879 nasceva James Branch Cabell. Cento anni prima di me; un secolo di differenza e non mi sembra tanto tempo.
Era un uomo che scriveva di un mondo fantastico e immaginario.
Dissero di lui: "Cabell e Hitler non abitano lo stesso universo."
Fossi stata Cabell l'avrei preso per un complimento.
Se gli anni '20 del XX secolo gli regalarono fama e successo, gli anni '30 videro il declino della sua stella: perché "non riuscì a staccarsi dal suo mondo di fantasia".
Copia e incolla: applica alla mia esistenza. 

Magari è vero che il carattere di una persona è influenzato dall'ordine dei pianeti al momento della nascita.
Certo, è molto comodo avere qualcosa in comune con Alberto Angela (o -spoiler!- con Leonardo da Vinci).
Ma sospetto che a parte il cielo, qualcosa deve essere andata storta nel frattempo, perché non vedo nulla che mi avvicini ai nati nel mese di Aprile.
Ma no, ma no, faccio schifo da sola! Tutta farina del mio sacco.
In passato ritenevo l'argomento interessante, poi divertente, infine ripetitivo: accantonato.

Oggi è stato il giorno peggiore della mia quarantena.
Ho toccato il punto più basso di apatia e nullafacenza. 
Il problema è che ho la netta sensazione di poter fare peggio anche domani.
Incredibile!
Una quarantina di giorni fa ero intenta a controllare voli per quella o quell'altra destinazione.
Fantasticavo sulla mia nuova avventura lavorativa e avevo voglia di fare tantissime cose.
E in modo parziale, avevo preso un bel ritmo: militare oserei dire.
Che cosa mi è successo?
Sarà colpa della quarantena? 
Una volta si dava la colpa alla Primavera, e devo riconoscere che era più divertente.
L'unica cosa che ancora mi riesce bene è il controllo del peso.
Ma iniziano a prendere corpo Vocine che suggeriscono: "ma chi te lo fa fare?".
Non va bene vero?

ore 23.27
Mio Fratello è decisamente figlio unico.
Mi sta facendo lezioni sul linguaggio HTML...a me?!?
Alla polverosa me? Lo adoro. Lui è professore inside! Nel dna!
Mio Fratello è decisamente figlio unico!
E mi ha salvato la giornata. L'avevo letteralmente buttata via. Così le ha restituito dignità.
Sono senza speranza!

E fu sera e fu mattina...XXXVI giorno.

lunedì 13 aprile 2020

Trentacinquesimo giorno - Nessun Luogo è Lontano - Richard Bach

"Può forse una distanza materiale 
separarci davvero dagli amici?
Se desideri essere accanto a qualcuno che ami,
non ci sei forse già?"


Dai, dico davvero: ma come fanno quelli che non leggono?
Come fanno a sopportare l'esistenza?
Come fanno a respirare senza provare dolore, senza soffocare tra le lacrime?
Quando i giorni sono bui, niente riesce a convincermi che le cose miglioreranno, io sopravvivo solo grazie ai libri.
All'improvviso mi parlano.
Non sono capace di spiegare ciò che succede.
È una specie di magia che guida la mia mano.
La mia anima ha bisogno di aiuto, un libro la chiama.
Da quanti anni era nella mia piccola libreria? Non lo avevo mai notato. Dimenticato, schiacciato tra grossi e veterani volumi.
L'ho preso qualche giorno fa, perché stavo spolverando e ho dimenticato di riporlo al suo posto. Oggi lo scorgo tra le mille carte sparse sulla mia scrivania (un giorno farò una foto per ricordarmi il disordine mentale e reale nel quale sto vivendo) ed ecco che...mi sento molto meno stupida del solito!
Come se qualcuno avesse acceso una luce nel buio della mia anima.

Da Richard Bach, il padre del Gabbiano Jonathan Livingston, non ci si poteva aspettare niente di diverso.
Questo non è un racconto, non è un libro. È più che altro lo scrigno di un tesoro prezioso.
Credo che regalare un libro sia la cosa più bella, più intima che possa legare due persone.
Non è facile!
Me ne rendo conto.
Bisogna conoscersi bene, a fondo.
O semplicemente si può regalare un libro che è piaciuto e allora lì, chi lo riceve, deve volare a leggerlo alla ricerca dell'altro tra le pagine del prezioso dono.

Vorrei essere amata da qualcuno capace di parlare tramite i libri.
Mosso ancora dalla volontà di dedicare canzoni, poesie, attenzioni.
In altre parole una persona diversa da me, ma capace ugualmente di amarmi per quella che sono.

"Ma ricordati che l'essere ignota non impedisce alla verità d'esser vera."

Mi sono rifugiata in un mondo immaginario e inesistente.
Ne prendo atto.
Ma essere liberi di esprimersi e di essere se stessi è una attività così rivoluzionaria che la puoi praticare solo in segreto, come se fossi un antico massone.
Qui posso farlo.
Parlo, parlo a ruota libera, di ciò che mi piace, di ciò che penso, di ciò che attraversa il mio cuore, il mio spirito.
Senza pretese; se ricordo una citazione posso andarla a rivedere senza sentirmi inadeguata.
E magari mi distraggo nel cercarla, e mi ritrovo a osservare le ballerine di H. Lee Shapiro, l'autore delle illustrazioni che accompagnano il viaggio raccontato da Bach.

E mentre scrivo ascolto canzoni che non conosco, ma mi piacciono.
https://www.youtube.com/watch?v=YLCQGee7SfU&list=RDYLCQGee7SfU&start_radio=1
In questo piccolo spazio di mondo non ci sono regole. Ci sono solo cose per far star bene.
Una piccola Babele dove nessuno giudica o alza gli occhi al cielo.

"Vola libera e felice,
aldilà dei compleanni,
in un tempo senza fine, nel per sempre.
Di tanto in tanto noi c'incontreremo,
quando ci piacerà,
nel bel mezzo dell'unica festa che non può mai finire."

In questo periodo sospeso credo proprio che chiederò alle mie amiche rondini di essere i miei occhi e di portarmi con loro in volo su nel cielo.
Magari riusciamo anche a sfiorare, ad accarezzare Mare.
E se non dovessero essere troppo stanche, credo che chiederei loro di spingerci fino al suo giardino.
E così...ci incontreremmo nel bel mezzo dell'unica festa che non può mai finire.

E fu sera e fu mattina XXXV giorno.

domenica 12 aprile 2020

Trentaquattresimo giorno - Buona Pasqua

Momento Amarcord:
estate 2002, Avril Lavigne.
Era l'anno delle giornate sempre fuori casa.
L'anno delle risate, delle birre in riva al mare, delle cassette nell'autoradio, delle canzoni con le amiche.
Buffo, oggi questa parte di testo mi sembra mio più che all'epoca:

I'm looking for a place
I'm searching for a face
Is anybody here I know
'Cause nothing's going right
And everything's a mess
And no one likes to be alone
Isn't anyone trying to find me
Won't somebody come take me home



Questa giornata è stata molto lenta.
La notte scorsa, l'ultima volta che ho guardato l'orologio erano le quattro. Deduco che stanotte mi farò una sana dormita.
Ho fatto gli auguri all'amore mio, ma sì, chiamiamo le persone con il loro nome.
Niente di straordinario, ovviamente, ma volevo che ci fosse nella mia PAsqua. E ne sono stata felice. Mi rendo sempre più conto che siamo mondi inconciliabili.
Quindi lentamente sento che mi sto indebolendo e che presto lo lascerò andare.
Hai mai fatto volare un aquilone? Quando c'è il vento giusto lui tira per librarsi nel cielo, in alto, lontano.
Tu lo trattieni con un semplice, sottile spago.
Spago che in alcuni casi arriva a ferirti le mani, se non presti attenzione. 
Sento che l'aquilone sta tirando troppo per le mie mani stanche. 
Lo vedo libero, bellissimo, allontanarsi sempre di più da me.
Sento che presto non avrò più la forza per tenere quel sottile legame che ci unisce.
Sento che i tagli sulle mani sanguinano troppo per continuare ad ignorarli.
Sento che lo perderò per sempre.
Sento tutto questo, ma l'unica cosa che riesco a sperare è: "Fa' che sia felice!".

E fu sera e fu mattina...XXXIV.

p.s. Mai, mai, MAI vedere foto e video di persone che non ci sono più.

sabato 11 aprile 2020

Trentatreesimo giorno - Buon Compleanno.

"Possiamo ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli.
Così ancora ti riempie e folgora
il ricordo di qualcuno che hai amato per poi vederlo andar via."
Khalil Gibran



Stamattina mi hanno detto:
"Questo compleanno non lo dimenticherai mai più!"
-"Ah non saprei, io mi dimentico sempre tutto!".


Questa volta ho avuto torto: questo compleanno non lo dimenticherò mai.
Ed è vero: lo ricorderò per sempre. 
Mentre scrivo, il Signore ha sconfitto la morte, una nuova speranza risorge per il mondo. Ed io mi sento stupidamente felice.
Ho trascorso la giornata al telefono.
Ho parlato e ascoltato tanti sorrisi, tanti amici. E non pensavo che si sarebbero potuti ricordare di me.
Amica ha messo la sveglia per prendere il caffè insieme e ne sono stata felicissima. Così tanto da aver condizionato positivamente tutta la mia giornata.
Le donne sono le prime a scoprire che il Signore è risorto. Ed è di una Donna il primo "eccomi" a questa nuova Parola di speranza.

"Nel buio di quel sabato, preparavano l'alba di una nuova vita."

In questi giorni tristi, di morte, di speranze spezzate ogni gesto gentile diventa il seme di un sentimento d'amore. E mi sento veramente meglio.
Il mio stato d'animo è sempre spezzato. Vorrei che il Papa avesse ragione, "la speranza non possono togliercela": è un dono del cielo! 
La mia speranza si è spenta da tempo.

"Dio sa volgere tutto al bene. Sa far uscire perfino dalla tomba, la vita."

Sono di quelli che ha messo il masso sulla sua speranza.
Sono caduta tante volte e ora non ho voglia di alzarmi.
Dio mi dice: "Coraggio!". Ma io non lo sento.
Signore, caro Amico Gesù, se vuoi starmi accanto, dovrai stare al buio.
E non credo che questo sia giusto. C'è gente che ha bisogno e voglia di te.
Non ti merito. 
Ma ti ringrazio: per questa giornata lunga e bellissima.
Alle 16.05 ho avuto la sensazione di nascere, realmente, un'altra volta.
Forse sono i desideri a dover essere rinnovati.
Non lo so. 
Oggi non me lo chiedo. Dobbiamo arrivare al 3 Maggio. 
Non so cosa accadrà dopo.
Magari non uscirò più per davvero. Non mi importa.
Ma oggi è stato un bel giorno sereno. 
E anche quando si sono affacciati pensieri negativi e tristi sono riuscita a respingerli e a non cadere in tentazione. 
Il Signore protegga tutto il mondo. 
Che la fine della quarantena ritrovi un'umanità rinnovata.
Se ne sente tanto il bisogno.

Buon Sabato Santo.

E fu sera e fu mattina...XXXIII giorno.

"Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana.
Essa ha voce soltanto per un mondo libero,
materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato.
Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi,
vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza,
il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza,
il coraggio contro la rassegnazione,
la povertà contro l’egoismo,
la saggezza e la sapienza contro la fretta
e l’improvvisazione, la verità contro l’errore,
l’amore contro l’indifferenza."

Oggi nasceva Adriano Olivetti, un grande uomo e imprenditore vero. Di quelli di cui si avrebbe bisogno oggi: serio, vero, umano, capace.
Sono orgogliosa di condividere con lui questo semplice giorno: undici Aprile. Con lui e con un famoso medico londinese James Parkinson. Perché sia famoso non serve certo che lo dica io. Quello che mi ha incuriosito è scoprire che fu anche paleontologo e geologo.
Sarà Aprile il colpevole di tutto? 
(Sorrido!)


venerdì 10 aprile 2020

Trentaduesimo giorno - Il Grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald

"E così andiamo avanti,
barche contro la corrente,
incessantemente trascinati verso il passato."

Ci sono tante cose di cui vorrei parlare stasera.
Ma come mio solito finirò per parlare male e non di tutto quello che ho in animo di comunicare.
Chiedo aiuto ai miei amici libri.
Nel 1925 veniva pubblicato a New York uno dei libri considerato un grande e bellissimo classico: Il grande Gatsby di F.S. Fitgerald. Ebbene, a me non è piaciuto. Solo l'ultimo capitolo ha salvato la mia lettura. E con questo non intendo dire che mi sia piaciuto il finale. Il signor Gatsby mi ha colpito molto.

"Astenersi dal giudicare implica un'infinita speranza."

...che ho perso da tempo. Quindi dichiaro cosa non mi è piaciuto.
I personaggi femminili: nevrotici.
Personaggi che piacciono tanto anche al nostro cinema: donne piene di cose da fare, sempre senza tempo, sempre sull'orlo di una crisi di nervi. No, non mi piacciono questi personaggi. Al contrario ho amato l'atmosfera anni Venti dell'America post Prima Guerra Mondiale.
I Roaring Twenties, gli anni caratterizzati dalla grande espansione industriale sfociata poi nella profonda depressione del 1929 e del proibizionismo.
Anni che hanno suggerito mode e tendenze che hanno tipizzato costume e arte del periodo.

Magari è proprio questo il potere della storia di Gatsby e dei suoi amici.
In realtà era proprio questo lo scopo dell'autore: raccontare la solitudine del protagonista, circondato da un mondo esteriormente ricco e pomposo, ma intimamente povero e meschino.
Come tutti i classici bisogna leggerlo, ma non sono stata capace di cogliere la grandezza di questo romanzo. Mi scuso.

"Sono molto lento di pensiero e pieno di regole interiori
che agiscono come freni sui miei desideri."

Siamo sempre alle solite: voglio il sogno, voglio la favola. 
E se non posso godere del lieto fine nemmeno nei libri allora, di grazia, che cosa mi rimane?

Oggi è Venerdì Santo. Secondo appuntamento del Triduo Pasquale.
Anche quest'anno il popolo salva Barabba e condanna Gesù.
Ecco spiegata in una frase banale il senso di tutta l'umanità, di tutte le ingiustizie.
E io reclamo il lieto fine, che stupida!

Ricordo di bambina: io, mio fratello e tutti i miei cuginetti, guidati da Papà, in fila per l'adorazione della Croce.
Crescendo mi sono allontanata dalla Chiesa.
Niente più comunione, niente più messa, niente più preghiera.
Eppure quel momento del Venerdì, quell'inginocchiarmi davanti alla Croce e baciare quei piedi, è un gesto che ho sentito di dover fare ogni anno nella mia vita.
Così fino al 2017.
In questi ultimi anni il puzzle che ero diventata, è andato in frantumi.
E non trovo nessun disegno da ricomporre.
Forse è vero: non si vive un po'. Non si ama un po'. Non si muore un po'.

Ecce Homo!

Non è una questione di fede. Il messaggio, se spogliato del senso religioso, è un messaggio di speranza, d'amore che non può lasciare indifferenti.

Ecce Homo!

Chi ha perso il lavoro, chi pensa solo al lavoro,
chi è maltrattato, chi è lontano dalla propria nazione,
chi non va bene a scuola, chi ha delle disabilità,
chi è anziano, chi è giovane,
chi non ha figli, chi ha famiglia,
chi ama ma non può dirlo, chi non si riconosce nel corpo nel quale è nato,
chi si fa corrompere, chi corrompe, chi prende decisioni, chi non sa quale strada scegliere,
chi vede tutto, chi non sente nulla,
chi sta pagando per i propri errori, chi i propri errori non li riconosce,
chi è a dieta, chi muore di fame, chi ha tutto, chi non ha niente,
chi sogna, chi si sveglia, chi ritorna a casa, chi una casa non l'ha,
chi perde, chi pareggia, chi non gioca,
chi prega, chi ha altro a cui pensare,
chi scrive, chi legge, chi sputa, chi grida, chi sussurra,
chi cura, chi è malato, chi guarisce, chi tollera, chi reagisce,
chi abbraccia, chi respinge,
chi perdona, chi condanna,
chi si accontenta, chi è insoddisfatto,
chi è felice, chi non ama, chi ama, chi è triste,
chi sempre, chi mai,
chi tutto o niente, chi va bene, chi va male,
chi è nudo, chi mente, chi tradisce, chi resta fedele, 
chi comprende, chi piange,
chi vive, chi muore...
chi

Ecce Homo!



E fu sera e fu mattina...XXXII giorno.