venerdì 3 gennaio 2020

Albero e Foglia - J.R.R. Tolkien

"Sognare non sempre è vanità,
non sempre invano vorremmo aver ragione di un dolore vero,
che non si vuol desiderare pel suo peso;
son senza grazia e resistenza e resa;
e l'esistere del Male è certa offesa."


- "Ti piace Tolkien?"
- "Un po'..."

Non lo faccio mai, ma per una volta voglio essere orgogliosa della mia piccola riserva Tolkieniana.
Un vero Tolkieniano avrà sicuramente più e meglio da mostrare. Ma con le mie piccole forze ho raccolto quello che è stato nutrimento per la mia miserabile anima, per molti anni. Il mio Lembas (o Pan di via), in tutti i sensi!
Ho avuto modo, giorni fa, di parlare del S.d.A. (Il Signore degli Anelli), ma oggi ricorre l'anniversario della nascita del mio Professore, che nel 1892 apriva per la prima volta i suoi occhi su questo mondo.
Ragion per cui non posso non dedicargli un pensiero.
Lo farò attraverso le pagine di "Albero e Foglia".
Al suo interno troviamo un saggio e una parte con dei racconti, che ognuno col suo stile, parla della creazione del sogno, della fiaba.

"La definizione di una favola non dipende dunque da alcuna definizione o resoconto storico di elfi o fate, bensì dalla natura di Feeria, del Reame Periglioso in sé e per sé e dell'atmosfera che vi domina."

"Feeria non può essere intrappolata in una rete di parole, una delle sue caratteristiche è l'indescrivibilità, ancorché non l'impercettibilità."

Mi piace pensare che un uomo di cultura come Tolkien abbia speso molto del suo tempo a studiare, a capire, a raccontare il mondo di Feeria. In questo modo mi sembra che anche le mie letture non siano state vane. Che il mio mondo, non comprensibile e che non piace a chi mi piace, non sia così male. Semplicemente è diverso. È un mondo di un altro mondo.

"Le fiabe non sono affatto matrici di roccia dalla quale i fossili non possano essere estratti se non da un esperto geologo."

Ehi! Ma parla di me!
Gli elementi antichi delle fiabe sono stati a volte celati o sostituiti da altri più moderni. Ma la vera essenza è rimasta cristallizzata nel cuore stesso del racconto.
Il saggio è molto interessante. Se ti piace l'argomento non potrai che condividere la mia opinione.

La seconda parte, che chiude il libro, è quella dei racconti; io ho scelto il primo: "Foglia", di Niggle.
Il protagonista è un pittore ossessionato dalla realizzazione di un suo quadro, che in origine doveva raffigurare una foglia.

"Niggle era di quei pittori cui riescono meglio le foglie che non gli alberi, e di solito dedicava molto tempo ad un'unica foglia, nel tentativo di coglierne la forma, la lucentezza, l'iridescenza delle gocce di rugiada sui margini."

Ma nell'arco della sua vita dovrà trascurare la sua opera per aiutare il suo vicino Parish.
Quando arriverà per lui il momento di incontrare il Cocchiere Nero, avrà ahimè compreso la lezione più importante di tutte: bisogna organizzare il proprio tempo per portare a termine tutti i compiti che la vita ci chiede, e nel tempo che abbiamo a disposizione, breve o lungo che sia.

Col procedere del tempo, infatti, la foglia era diventata un albero cresciuto protendendo innumerevoli rami e allungando le più fantastiche radici. E Niggle non era stato in grado di arginare e convogliare le sue idee e le sue energie, nel modo corretto.
Gli sarà data una seconda possibilità di comprendere il senso della vita, e sarà importante chiedere aiuto per il suo amico e non per sé.
A quel punto gli verrà fatto un dono speciale.
Troverà in un giardino, un albero magnifico, dal quale prenderà forma tutto un paesaggio, "completo ma non finito".
Questo paesaggio sarà il frutto della sua opera e della sua organizzazione, in comunione con il caro amico.
Quando sarà il momento di andare, ognuno saprà che la propria opera è giunta a compimento.
Il giardino diventerà un luogo di pace per molti.
Si potrà raggiungere con il treno per Niggle's Parish e si sentiranno le risate dei due amici, echeggiare tra le montagne.

A volte mi capita di incantarmi davanti ad un quadro e immaginare chi vi sia tra le ombre, o dietro una finestra illuminata. Cosa si stiano dicendo due signori raffigurati  o quanto dolore stia provando il Cristo in croce.
Chissà che anch'io non abbia già trovato il mio Giardino perpetuo ed un giorno non vi ritorni.
Spero solo, per quel momento, di aver meritato un po' di serenità

P.s. Mentre pranzavo mi chiedevo: posso considerarlo un libro che parla di libri?
È un vero peccato che l'abbia letto tanto tempo fa. Dovrei riprenderlo.
Perché ho allontanato da me la lettura del fantasy?
Sono alla continua ricerca di me stessa, ma sono sicura sicura di aver intrapreso il percorso giusto?
La verità è che so di non piacere a Persona.
Per lui sono quello che potrebbe essere un Chihuahua per un Cane Corso: insulso, insignificante, inoffensivo.
Mi sopporta a malapena, perché non mi vede. Se malauguratamente dovessi iniziare ad abbaiare sarei allora, semplicemente insopportabile.
Questa convinzione, mista ad altri motivi più seri, fanno di me una persona triste, sola e a tratti nevrotica.
Perdonami. Ma ora che l'ho scritto, mi sento un tantino meglio.

Foto di foglie, alberi, specchio d'acqua, cielo azzurro. Vorrei tanto poter tornare lì. Ma la vita mi ha insegnato che non mi darà mai ciò che desidero, ma solo ciò che è giusto. Imparerò.  

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