venerdì 10 gennaio 2020

I Barbari, Saggio sulla mutazione - Alessandro Baricco

"È un viaggio per viandanti pazienti, un libro."

Mentre scrivo:
Africa 30
Asia 16
Europa 9
Medio Oriente 7
Americhe 7.
No, non sto delirando. Quello è il numero degli stati sparpagliati sui diversi continenti, che sono attualmente coinvolti in conflitti bellici.
(Questo il link del sito dal quale ho preso i dati: Guerre nel mondo.)
Sono diversi giorni che mi alzo prima del solito per seguire tutti gli aggiornamenti della "pagina di politica estera". Ma quanto poco in realtà sappiamo di quello che accade nel mondo?
Le informazioni vengono filtrare, rimodulate e servite già digerite per le orecchie e le menti del pubblico.
Faccio parte di questo pubblico. Ma voglio essere più consapevole. Informarmi in modo autonomo. Ma il risultato è una disordinata Babele.
Un po' invidio chi ha potuto condurre studi politici e giuridici.
Io ho scelto le scienze, che come tali vivono un mondo isolato dagli uomini.
Ci hai mai fatto caso? Fisici, chimici, astronomi: parlano un linguaggio sconosciuto ai più e sembrano alieni su questa Terra urlatrice e bellicosa.

Stamattina mi chiedevo chi fossero i nemici.
Pensavo a come gli abitanti della Valle d'Aosta guardassero il resto della Penisola italica.
E mi sono resa conto di essere straniera nella mia nazione.
Sai come venivano chiamati gli stranieri dagli antichi greci? Barbari.
Ed eccomi qui a raccontare di questo curioso saggio di Baricco.
Lui conclude con una visione speranzosa, che non mi sento di condividere.
E siccome è passato un po' di tempo, mi aiuterò non poco nel riassumerlo, perché non sarà facile.

Come suggerisce il sottotitolo, il punto di partenza è la mutazione.
In altre parole Baricco osserva e registra un cambiamento, una sostituzione di quello che è il pensiero occidentale che ha come padri la cultura ottocentesca, romantica e borghese.
Questo cambiamento si verifica a seguito di una nuova tecnologia che ha modificato il senso del tempo e dello spazio, e di uomini nuovi che si sono impossessati del regno dei privilegi, della cultura che erano pilastri di una élite vecchia e decadente.

Come si realizza la mutazione?
Demolendo il passato, saccheggiando la cultura presente?
No, le modalità sono molto più subdole e accattivanti.

Alla base c'è l'innovazione tecnologica, come abbiamo detto, che spalanca possibilità prima riservate a pochi, e che consente a tutti di compiere gesti una volta esclusivi.
I gesti perdono la loro sacralità.
Ripetuti da tutti, all'infinito, diventano automatici, perdono d'importanza.
Non c'è più contemplazione.
Non c'è più un'anima.

Con un click si annienta il senso del "cercare".
Del lavoro sudato, meditato, sofferto. LENTO.
L'esperienza non serve più, è una perdita di tempo.

"L'uomo orizzontale" ha la meglio sull'uomo piegato a pensare, a cercare soluzioni.
Siamo come tanti surfisti che hanno a disposizione l'oceano ma non si immergono in esso; rimangono in superficie.
È tutto un entrare e uscire velocemente dalle cose. Ma non per raggiungere un luogo. Il fine è il movimento.

"Disintegra il totem della fatica e si assicura la sopravvivenza del movimento."

Il multitasking: fare tante cose senza approfondirne alcuna.
Quantità e non qualità.

Detta così è una situazione terribile.
Forse è vero che spaventa la dedizione, la cura, la riflessione, il sacrificio, la lentezza.
Accade anche nei sentimenti.
Più che relazionarci sembriamo scontrarci con gli altri.
Scintille, fiamme, tutto brucia, resta solo cenere. E allora via, verso altri scontri.

"Per il barbaro il passato è una discarica di rovine."
Che invece, bisogna preservare e comprendere.
Ma le rivoluzioni non sono da considerarsi nemiche.
Le mutazioni andrebbero accettate e seguite.
Bisognerebbe preoccuparsi di cosa salvare del vecchio mondo, di cosa sorvegliare.

"Nella grande corrente, mettere in salvo ciò che ci è caro. È un gesto difficile perché non significa, mai, metterlo in salvo dalla mutazione, ma, sempre, nella mutazione. Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo."

La vita stessa è in continua trasformazione.
Forse sarebbe auspicabile una "evoluzione" e non una semplice mutazione.
Nel senso che quel cambiamento vorremmo fosse per migliorarci.
Sono stanca di prendere solo coscienza delle cose. Di vedere che esse accadono e basta.
Mi schiero. E anche se so di non essere originale, e non mi importa, lo dico sinceramente: va tutto male.
Gli allievi devono studiare. I maestri insegnare.
Non si può essere esperti di tutto.
E non si può accettare una moda semplicemente perché così fan tutti.
Bisogna ritornare a chiamare le cose brutte, Brutte! e Belle! se sono belle.
Distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Questo lasciar andare le cose ci sta portando tutti alla deriva.

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