mercoledì 15 gennaio 2020

Il Barone Rampante - Italo Calvino

"È un sentimento che non m'ha più abbandonato da quella notte,
la coscienza di che fortuna sia aver un letto, lenzuola pulite, materasso morbido!
In questo sentimento i miei pensieri, per tante ore proiettati sulla persona che era oggetto di tutte le nostre ansie, vennero a richiudersi su di me e così m'addormentai."


Forse lo avrai notato anche tu: Calvino non mi piace neanche un po'! (Tale affermazione è da intendersi ironica e da leggere sorridendo e mormorando un "già, già!".)

Da circa cinque mesi sto provando a scrivere un diario in modo pratico, senza perdermi in lunghi monologhi esistenziali, ma secondo il metodo del Five Minute Journal.
Tale metodo si propone di aiutare a focalizzare l'attenzione su obiettivi specifici, migliorare i pensieri delle persone e, di conseguenza, le loro azioni.
Bisogna cercare di rispettare una semplice routine quotidiana che consiste nel rispondere a tre domande ogni mattina appena svegli, e altre tre la sera prima di coricarsi.

Ne faccio una rapida semplificazione:

Al mattino mi chiedo:
᛭ per cosa sono grato
᛭ cosa renderà favolosa la mia giornata
᛭ scrivo tre affermazioni, o obiettivi da raggiungere in 5-6 anni.

Alla sera appunto:
᛭ tre cose che mi hanno reso felice
᛭ cosa avrei potuto fare per rendere migliore la mia giornata.

Il risultato al quale sono giunta in questo periodo di transizione e con un accentuato sentimento di tristezza è pressapoco quello che mi ha fatto pensare alle parole di Biagio, fratellino di Cosimo Piovasco di Rondò, il barone rampante.
Sono grata all'esistenza per la famiglia che mi ha donato. Per la fortuna che ho di prendere un caffè caldo ogni giorno, seduta nella mia cucina in attesa di vedere il sole sorgere.

Difficile risulta scoprire cosa abbia reso felice le mie giornate. Che fatica! Mi appello a qualunque cosa: un uccellino che si è posato sul davanzale della finestra, qualcuno che mi lascia attraversare la strada malgrado il traffico, le vocine dei principini.

Ne consegue che la mia esistenza vada modificata negli usi e nei costumi.
Un tentativo di normalità è anche questo impegno quotidiano.
Ci sono libri di cui non mi è facile parlare.
Altri, come questo, sono il mio paracadute. Più complicato è diventato l'assemblare una foto decente.

"Le imprese che si basano su una tenacia interiore devono essere mute e oscure;
per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino."

Quindi zittisco la me-protagonista e mi concentro su questo particolare libro.
Fa parte di una trilogia "Gli antenati", nei quali si unisce al tema del Neorealismo la magia del racconto fiabesco.
Tra le sue pagine, quindi, si può trovare di tutto: innanzitutto la favola, l'umorismo, che certo ci strappa più di un sorriso, e poi, l'ingrediente più bello di tutti, c'è l'avventura!

Mentre sfogli le pagine vieni accarezzato da una leggera brezza. In alcuni momenti hai freddo. In altri rischi di cadere.
Alle narici non può non arrivare il profumo del mare e la descrizione dei paesaggi liguri proietta delle immagini nella nostra mente che vien da chiedersi se non ci siamo già stati in quelle terre.

Il nostro protagonista è unico; uno simile non si incontra nemmeno a vivere mille anni!
Cosimo, vive sugli alberi. Proprio così! Ci sale su un giorno e non ne scende più.
Vive la sua vita tra numerose avventure, scoperte e conoscenze, sempre senza toccar più terra.
Siamo nel Settecento; la rivoluzione è alle porte.
E lui sembra la nostra sentinella vigile, a cui non sfugge nulla del mondo:

"Mio fratello sostiene, che chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria."

Ha una visione privilegiata, benché si poggi su basi fragili e incostanti come possono essere i rami degli alberi:

"Insomma, l'amore per questo suo elemento arboreo seppe farlo diventare, com'è di tutti gli amori veri, anche spietato e doloroso, che ferisce e recide per far crescere e dare forma."

Cosimo guarda letteralmente il mondo dall'alto.
Come lui forse, solo i poeti che devono stagliarsi dall'alto a contemplare la vita quotidiana.
Cosimo non è misantropo. Ma mantiene la sua individualità.
In un certo senso Calvino, ci suggerisce come dovremmo vivere.

Ma attenzione, tutto questo sistema verrà messo a dura prova da un incontro, uno solo:

"Cosimo non conosceva ancora l'amore, e ogni esperienza, senza quello, che è? 
Che vale aver rischiato la vita, quando ancora non conosci il sapore?"

Credo siano tra le parole più belle che siano state scritte sull'amore:

"Lui conobbe lei e se stesso,
perché in verità non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi sempre saputa,
mai s'era potuta riconoscere così."

Tranquillo caro Lector, non ho intenzione di parlare di Persona.
Per oggi mi fermo qui.
Benché scritto in modo molto brillante e semplice da seguire, (infatti Biagio ci racconta gli avvenimenti a mano a mano che accadono e ci darà anticipazioni o piccoli flashback semplicemente per spiegarci meglio personaggi e fatti che non potremmo conoscere), ho avuto qualche difficoltà ad appassionarmi completamente alla storia.
Oggi, guardandomi da una certa distanza temporale, mi rendo conto di quanto a volte abbia bisogno di incontrare personaggi a me simili, che mi spieghino come sono fatta.
Cosimo invece, è troppo grande per una miserrima come me.

Nuovo proposito: completare la trilogia.
A quanti propositi sono arrivata?

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