domenica 12 gennaio 2020

A Sud del Confine, a Ovest del Sole - Haruki Murakami

"Fingere di essere felici quando si è tristi
non è poi un grande sforzo."


La scelta di oggi è facile e quasi scontata; essendo il settantunesimo ottuagenario di Murakami non potevo non cogliere l'occasione per raccontarmi attraverso un suo bel romanzo.
Murakami scrive in un modo molto originale che fino ad oggi non mi ha stancato.
L'ho già detto, mi ripeto: mi sembra ci sia sempre una musica di sottofondo. Mentre la mente legge, il cuore ascolta musica.
E lo stesso accade mentre scorrono le pagine di questo libro. Inoltre, magari mi sbaglio, ma con Murakami si parla sempre di sentimenti, di emozioni. Non importa quale sia il punto di inizio o come la storia finisca; quello che importa è il suo modo unico di sviscerare i sentimenti. Anche questa volta, il libro l'ho vissuto in poco tempo: due sere.

La forma scelta è quella autobiografica.
Hajime si racconta in prima persona.
Racconta della sua solitudine di figlio unico; racconta le sue esperienze, racconta il senso che l'amore ha dato alla sua vita. Racconta cosa ha significato l'incontro con Shimamoto all'età di dodici anni.
Cosa succede quando due soli si incontrano? Due soli intesi come stelle e come solitudini.
Un amore inespresso ma bruciante, che forse avrà condizionato le loro esistenze.

"Dico forse perché, quando si analizza l'enorme mole di ricordi del passato, è difficile distinguere le decisioni giuste da quelle sbagliate."

E come accade spesso, nell'ultimo periodo, ecco la parte che parla, che mi parla, di Persona:

"Per lungo tempo lasciai libero un angolino del mio cuore solo per lei, come in un ristorante in cui venga poggiato, senza che nessuno se ne accorga, un cartellino con su scritto «riservato» sul tavolo più tranquillo e in fondo al locale. Ma sapevo che non l'avrei mai più rivista."

In realtà ci sbagliavamo entrambi, io e Hajime, perché sono rientrati nelle nostre vite.
Hajime ha avuto il suo momento di chiusura del cerchio. Che non lo lascerà senza conseguenze.
Ma il finale non sarà scontato, e anzi a me è piaciuto.
Nel mio caso, lo sai, c'è solo sconvolgimento, ma nessun finale.

Forse accade che ogni giorno qualcosa muore; muoiono i sogni, le speranze, i cuori muoiono.
"Ciò che rimane è solo il deserto.".

Mentre scrivo, sto ascoltando su YouTube, una raccolta jazz.
Non che io ci capisca qualcosa ma il brano mi sta letteralmente cullando.
Forse è questo il bello di essere soli e tristi: avere il tempo di capire cosa piaccia veramente.
Le persone così sono le più pericolose.
Non per gli altri, ma per se stesse.

Perché se qualcuno entra in testa, poi rimane nel cuore.
Ecco quello che accade a sud del confine che avevo imposto al mio cuore, a ovest del sole morente.



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