martedì 7 gennaio 2020

La Bella e la Bestia - versione un po' di Beaumont un po' di Villeneuve

"Con il passare degli anni il Principe cadde nello sconforto
e perse ogni speranza...
chi avrebbe mai potuto amare una Bestia?"


E già mi sembra di sentirti canticchiare: "Tutto qui, è un bel paesino. Ogni dì qui non cambia mai..."
No? Stai mentendo!
Tutti quelli della mia generazione e oltre, hanno visto almeno una volta nella vita la versione Disney de "La Bella e la Bestia".
La trasmisero domenica in televisione e rinviai l'unico appuntamento dell'anno per immergermi in quest'atmosfera d'amore.
C'è poco da meravigliarsi se sono sempre sola. Anche se, puntualmente, riesco a pentirmi di quelle poche uscite.
Magari te ne parlerò, "ma non è questo il giorno" (cit.).

Il ritorno alla vita è più pesante e deprimente di quel che avessi immaginato.
Apro gli occhi priva di motivazioni, speranza ed energie. Non arrivano mai i messaggi o le notizie che vorrei, solo preoccupazioni.
Considerata l'attuale situazione mondiale non dovrei lamentarmi; se non scoppia la Terza Guerra dovrei già ritenermi fortunata.
Eppure mi sento sempre sul ciglio di un burrone. È come se facessi faticosamente due passi per allontanarmi, ma poi basta un battito di ciglia per ritrovarmi nuovamente lì affacciata sul vuoto, a lasciarmi solcare e invadere da esso.
Allora ho pensato alla rosa che ha iniziato ad appassire e mi ci sono rispecchiata.

Come al solito i miei pensieri iniziano un percorso ma poi si smarriscono in divagazioni e soste.
Sono partita col chiedermi chi avesse scritto questa fiaba, per poi continuare chiedendomi perché la rosa venga raffigurata in quel modo almeno nel film d'animazione.
Non ho trovato una spiegazione per tutto.
A quanto pare ne sono state scritte molte versioni, con qualche variante qua e là; ma se si volesse rintracciare una radice unica, allora si dovrebbe scavare fino al II secolo d.C. e arrivare ad Apuleio e al suo "L'Asino d'oro". La fonte di ispirazione sarebbe la favola di Amore e Psiche.
E qui mi fermo.

Il pensiero che Anima diventi immortale nel momento in cui incontra Amore è troppo forte, troppo elevato per me.
In realtà ogni volta che si parla di favole si spalanca una finestra su un mondo molto più complesso di quello che si possa credere.
D'altronde sappiamo che esse venivano scritte per raccontare mediante metafore e allegorie, i processi di crescita, gli schemi mentali dell'individuo.

Nel caso de "La Bella e la Bestia" a seconda della versione di riferimento, vengono affrontati dei temi importanti anche da un punto di vista sociale, collettivo non solo del singolo.
In Villeneuve, per esempio, compaiono fate malvagie che innescano guerre magiche e regine che cercano matrimoni regali e convenienti. Pertanto si può individuare in sottofondo, una denuncia all'uso di combinare matrimoni e obbligare le donne a sposare uomini senza amore.
La versione di Beaumont è più simile a quella che conosciamo noi. Con il lieto fine, la ricerca della rosa, castello incantato e tutto. Ma c'è un sottotesto anche qui.

Siediti caro Lector, versati un bicchiere d'acqua, prendi i sali, insomma preparati psicologicamente al trauma.
Almeno nel mio caso, il momento dello svelamento di questa storia dà sconvolgimento.

Secondo alcuni, Bella e Bestia sono parti dello stesso individuo che cresce e matura.
La bestia non è la componente brutale, ma si intende rappresentare il desiderio sessuale, che sarebbe la parte più primordiale, istintuale di una persona.
Che nel momento un cui comprende e accetta tutto di sé, allora trasforma la parte bestiale in qualcosa di bello, consapevole, godibile.
Per altri, Bella rappresenta la fanciulla che crescendo passa dall'amore del padre a quello di un uomo, accogliendo il sentimento in tutta la sua complessità, che include anche la componente sessuale.

Ora, continuare su questo percorso mi sembra decisamente troppo per una come me.
Volevo scrivere di questa che è (sì dai, lo è ancora!), la mia favola preferita perché mi riconosco nella Bestia che sussurra: "È inutile illudersi! Quella ragazza non vedrà mai niente in me...tranne che un mostro!". Mi ritrovo a districare nodi della mia ingarbugliata e lesionata psiche!

Riportando i miei pensieri sul percorso iniziale, quello che mi sembra straordinario di questo racconto è che non si chiede solo d'amare, ma anche di farsi amare.
C'ho riflettuto un po' e ho concluso questo: è facile (virgolettato) amare in segreto, in silenzio.
Non c'è possibilità di errore, non c'è rischio.
Si può stare comodamente seduti alla finestra e mirare e rimirare la bella figura che passa.
O magari ci si può limitare a sospirare su messaggi ricevuti, vecchie fotografie, vecchi ricordi.
Ma farsi amare è tutta un'altra storia.
Ci si deve mettere in gioco.
Mostrarsi. Farsi conoscere. A volte migliorarsi, perché no? Nell'aspetto, nei pensieri, nelle conoscenze.
Non immagino niente di più coraggioso del donare ad un'altra persona pezzi di sé, del proprio tempo.
Amare è un atto rivoluzionario, folle.
Un vero azzardo.
Non immagino niente di più meraviglioso.
Ma magari sono io priva di immaginazione.


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