"Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo e dall'uomo al maiale
e ancora dal maiale all'uomo,
ma già era loro impossibile distinguere fra i due."
Non riesco ad avere una routine e questo si rispecchia anche nel mio momento personale.
Le foto scattate senza luce naturale sono brutte.
Più brutte del solito.
Inoltre ho avuto uno strano scambio di battute con Persona.
Perdonami, lo so di essere monotematica, ma sono due volte di seguito. E in entrambi i casi mi è parso strano.
Infine, oggi ricade l'anniversario della morte di George Orwell che in questa giornata strana calza a pennello, e ho scelto di raccontare a mio modo La Fattoria degli Animali, perché di 1984 avevo già parlato precedentemente e perché non ho letto altro di questo caleidoscopico autore.
Caleidoscopico, spiego: è stato un uomo dai mille volti; non solo scrittore ma anche saggista, giornalista, critico letterario e attivista. Insomma: wow!
Guardavo una sua fotografia, un ritratto per la precisione. Ma che sguardo aveva? Di un bambino: intelligente, brillante e, a me sembra, buono.
Immagino che non fosse molto amato presso i suoi contemporanei.
Non ha risparmiato critiche contro nessun sistema totalitaristico, contro nessuna forma di controllo del pensiero, fosse di orientamento di destra o di sinistra.
È considerato uno dei massimi esponenti della letteratura distopica; o meglio uno dei suoi padri, visto l'importante contributo dato al genere, con le sue opere.
La Fattoria degli Animali è un romanzo allegorico scritto con una intelligente e sottile ironia, che riflette sulle condizione che hanno portato alla rivoluzione Russa e quindi al governo Stalin.
"Se libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuole sentire."
Non sono una persona libera. Decisamente no.
Reprimo tutto. Come ho scritto in apertura, rimugino su parole che mi sono state dette e mi chiedo se non sia stata fraintesa. Ma non ho il coraggio di affrontare una persona a cui voglio veramente bene, ma che temo. Perché non ne sono all'altezza.
E preferisco essere invisibile, ma esserci, che non esserci per niente.
Eppure, se si esclude l'amore, sono tendenzialmente una persona ribelle.
Nella Fattoria non sarei rimasta per molto tempo. O mi avrebbero ucciso o sarei scappata.
"Da ognuno secondo le proprie capacità,
a ognuno secondo i propri bisogni."
La prima parte del racconto ti fa pensare che le cose si possano cambiare.
Bisogna unirsi, combattere per il bene comune.
Ma ciò che emerge alla fine è che non sappiamo cosa farcene della libertà e della democrazia.
Lasciamo sempre che pochi ci raggirino e si prendano il potere.
"Non rideva mai.
Se gli chiedevano perché, rispondeva che non vedeva motivi per farlo."
Povero Beniamino, lui aveva capito tutto della situazione: dalle prime pagine agli ultimi giorni della sua vita.
Non c'è un personaggio che mi abbia conquistato più di altri.
E credo che sia il senso di questo romanzo. Non ci si può omologare. Siamo tutti diversi. Ognuno con le proprie caratteristiche, positive e negative. La bontà non è sinonimo di stupidità, di "va tutto bene".
Ecco cosa mi è mancato. Ecco cosa mi manca nei romanzi di Orwell: il bene visto in chiave positiva.
L'ho già detto: mi nutro di pane e lieti finali.
Se uno dei due manca mi sento spezzata.
"Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico.
Tutto ciò che cammina su 4 gambe o ha ali è amico.
E ricordate pure che nel combattere l'uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare.
Anche quando l'avrete distrutto, non adottate i suoi vizi."
Invece come finisce quasi sempre? Che la storia si ripete.
Che viviamo in un circolo vizioso. Di cui confondiamo inizio e fine.
E i vincitori assumono i difetti dei nemici.
Il nuovo diventa come il vecchio, e quando arriva un nuovo nuovo non siamo capaci di difenderci da un sistema che non fa altro che fagocitare e vomitare se stesso.
Il dogma diventa propaganda, così all'infinito.
Lo stesso sistema lo vedo in politica.
E forse accade sempre quando ci si innamora e poi la storia finisce.
Ma poi mi dico che quella non è politica, è propaganda dall'inizio alla fine.
E se finisce, quello non è un vero amore.
Quello che cerco esiste, ma è raro, è l'Amore vero.
e ancora dal maiale all'uomo,
ma già era loro impossibile distinguere fra i due."
Non riesco ad avere una routine e questo si rispecchia anche nel mio momento personale.
Le foto scattate senza luce naturale sono brutte.
Più brutte del solito.
Inoltre ho avuto uno strano scambio di battute con Persona.
Perdonami, lo so di essere monotematica, ma sono due volte di seguito. E in entrambi i casi mi è parso strano.
Infine, oggi ricade l'anniversario della morte di George Orwell che in questa giornata strana calza a pennello, e ho scelto di raccontare a mio modo La Fattoria degli Animali, perché di 1984 avevo già parlato precedentemente e perché non ho letto altro di questo caleidoscopico autore.
Caleidoscopico, spiego: è stato un uomo dai mille volti; non solo scrittore ma anche saggista, giornalista, critico letterario e attivista. Insomma: wow!
Guardavo una sua fotografia, un ritratto per la precisione. Ma che sguardo aveva? Di un bambino: intelligente, brillante e, a me sembra, buono.
Immagino che non fosse molto amato presso i suoi contemporanei.
Non ha risparmiato critiche contro nessun sistema totalitaristico, contro nessuna forma di controllo del pensiero, fosse di orientamento di destra o di sinistra.
È considerato uno dei massimi esponenti della letteratura distopica; o meglio uno dei suoi padri, visto l'importante contributo dato al genere, con le sue opere.
La Fattoria degli Animali è un romanzo allegorico scritto con una intelligente e sottile ironia, che riflette sulle condizione che hanno portato alla rivoluzione Russa e quindi al governo Stalin.
"Se libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuole sentire."
Non sono una persona libera. Decisamente no.
Reprimo tutto. Come ho scritto in apertura, rimugino su parole che mi sono state dette e mi chiedo se non sia stata fraintesa. Ma non ho il coraggio di affrontare una persona a cui voglio veramente bene, ma che temo. Perché non ne sono all'altezza.
E preferisco essere invisibile, ma esserci, che non esserci per niente.
Eppure, se si esclude l'amore, sono tendenzialmente una persona ribelle.
Nella Fattoria non sarei rimasta per molto tempo. O mi avrebbero ucciso o sarei scappata.
"Da ognuno secondo le proprie capacità,
a ognuno secondo i propri bisogni."
La prima parte del racconto ti fa pensare che le cose si possano cambiare.
Bisogna unirsi, combattere per il bene comune.
Ma ciò che emerge alla fine è che non sappiamo cosa farcene della libertà e della democrazia.
Lasciamo sempre che pochi ci raggirino e si prendano il potere.
"Non rideva mai.
Se gli chiedevano perché, rispondeva che non vedeva motivi per farlo."
Povero Beniamino, lui aveva capito tutto della situazione: dalle prime pagine agli ultimi giorni della sua vita.
Non c'è un personaggio che mi abbia conquistato più di altri.
E credo che sia il senso di questo romanzo. Non ci si può omologare. Siamo tutti diversi. Ognuno con le proprie caratteristiche, positive e negative. La bontà non è sinonimo di stupidità, di "va tutto bene".
Ecco cosa mi è mancato. Ecco cosa mi manca nei romanzi di Orwell: il bene visto in chiave positiva.
L'ho già detto: mi nutro di pane e lieti finali.
Se uno dei due manca mi sento spezzata.
"Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico.
Tutto ciò che cammina su 4 gambe o ha ali è amico.
E ricordate pure che nel combattere l'uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare.
Anche quando l'avrete distrutto, non adottate i suoi vizi."
Invece come finisce quasi sempre? Che la storia si ripete.
Che viviamo in un circolo vizioso. Di cui confondiamo inizio e fine.
E i vincitori assumono i difetti dei nemici.
Il nuovo diventa come il vecchio, e quando arriva un nuovo nuovo non siamo capaci di difenderci da un sistema che non fa altro che fagocitare e vomitare se stesso.
Il dogma diventa propaganda, così all'infinito.
Lo stesso sistema lo vedo in politica.
E forse accade sempre quando ci si innamora e poi la storia finisce.
Ma poi mi dico che quella non è politica, è propaganda dall'inizio alla fine.
E se finisce, quello non è un vero amore.
Quello che cerco esiste, ma è raro, è l'Amore vero.
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