martedì 21 gennaio 2020

Non si muore solo nel corpo

Lo scrivo qui, così potrò ricordarlo per sempre.
E magari mi sarà di monito per il futuro: a Persona non importa niente di me.
Sai quelle sensazioni, quelle speranze: tutte false.
Tutte sciocchezze.
Sono solo una poveraccia.
Ho gli occhi super lucidi e arrossati. Mi è scappata una lacrima ma non ho perso il controllo esteriormente.
Ma dentro sono veramente morta. Ora lo so.
Non te lo so descrivere. Ma è come se all'improvviso si aprisse una voragine, sinkhole è il termine tecnico che dovrei usare.

In passato l'ho già detto, non ho una vera fede. Ma credo che qualcuno stasera mi abbia voluto fare un regalo.

Avevo commentato una cosa.
Dopo qualche minuto mi arriva una notifica: "Possibile che mi abbia risposto e così presto?".
Apro l'applicazione.
Addirittura un messaggio privato?
Non ci credo, mi parte quello stupido di Cuore.
Apro il messaggio, non capisco.
Dopo un nanosecondo si scusa, ha sbagliato invio, non era per me.

C'è del ridicolo in tutto ciò. Anche se io sto malissimo.
Sapessi in poche righe quanto si possa essere in confidenza con qualcuno.
Ho invidiato quel qualcuno, perché io non avrò mai quel rapporto con Lui.
Questa è la verità.
E non devo più farmi del male.
Devo crescere.
E perché queste lacrime, questo dolore che senso hanno?

Il 31 Ottobre avevo scritto questo messaggio ed era dedicato a lui, a Persona:

"Lo scriverò un’ultima volta, poi non ne parlerò mai più.
Lo scrivo a quest’ora, quando tutto tace.
Il velo tra il nostro e l’altro mondo diventa più sottile e per una notte, la mia notte, non sono sola.
Esistono tante forme d’amore.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere quello della famiglia, degli amici e di alcuni maestri.
Non posso recriminare nulla.
Ho dato e ricevuto, in egual misura.
Ma c’è un amore che non conoscerò mai, è quello che sogno, che nasce dal desiderio di te.
Sono meno di un’ombra e non posso essere amata dalla luce.
Ma la tua presenza riempie i miei vuoti.
Ci sei sempre; quando gli altri sorridono, quando è tardi e devo tornare a casa.
Quando devo ascoltare le solite lamentele sul mio conto, sul mio essere sola, mai sorridente.
Ci sei nei racconti degli altri, tra le note di una canzone, nella trama di un film, nei personaggi dei miei libri preferiti.
Il pensiero di te, negli ultimi anni, mi ha accompagnato al risveglio e mi ha dato la buonanotte.
Mi ha abbracciato nei momenti di esultanza, mi ha tenuto la mano nella sofferenza del corpo.
Ha aperto i miei pensieri e reso profonde le mie riflessioni.
Eri con me tra le strade di città sconosciute, nel coraggio di intraprendere nuove esperienze.
Eri ciò che di bello potevo augurarmi.
Ma non parlerò più di te.
Devo lasciarti andare. 
Il mio pensiero non ti sfiorerà più. 
Non ti infastidirà ancora.
Non ti immaginerò in nessun luogo e non desidererò più niente.
Oggi io muoio, ma tu sei libero.
Ed è questo ciò che conta."
Ho mantenuto la parola. L'ho lasciato in pace.
Ora sono qui distrutta, letteralmente, e non ne posso parlare con nessuno.
Dovrò farcela da sola. 
Come in ogni campo della mia vita.

Caro Pa. 
oggi mi hai inferto una pugnalata al centro del cuore.
E non lo sai. Non sospetti proprio niente. 
Perché è così che fanno i migliori. I peggiori non li vedono nemmeno.
Eppure so che continuerò ancora ad amarti e a soffrire per te. 
Ma dopo questa sera credo che 
la mia armatura sia distrutta,
le mie maschere cadute,
il mio cuore in frantumi.
So che continuerò a respirare, ma mi sembra che su di me abbiano gettato una coperta ruvida e pesante.
Non uscirò mai più dal mio guscio.

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