venerdì 31 gennaio 2020

Scolpitelo nel Vostro Cuore - Liliana Segre

"Non dite mai che non ce la potete fare, 
non è vero.
Ognuno di noi è fortissimo e responsabile di se stesso.
Dobbiamo camminare nella vita, una gamba davanti all'altra.
Che la marcia che vi aspetta sia la marcia della vita.
Questo vorrei dirvi."


Oggi mi sono fatta un regalo enorme.
In questa Italia impazzita, razzista, vigliacca e antisemita
ci sono ancora tante persone che combattono contro il male, che non è più serpeggiante ma è palpabile, svelato.
Io ho paura.
Ma voglio combattere e dare voce all'Italia sana.
Voglio che questo libro sia il primo nelle classifiche italiane.
Voglio che gli italiani non siano quelli de "Le corna stanno bene su tutto".
Voglio che gli italiani siano quelli che non hanno paura, che combattono contro le ingiustizie.
Che alzano la testa davanti al male.
La senatrice Liliana Segre è un esempio di intelligenza, bellezza, forza d'animo.
Dire che la stimo è riduttivo.
È una di quelle persone che vorrei incontrare e a cui vorrei stringere la mano.
Lei, il Presidente Mattarella, il maestro Muti mi fanno pensare che nel mondo ci siano persone meravigliose alle quali potersi ispirare.
Non ci sono solo pagliacci urlanti.
Voglio essere testimone di pace e di giustizia.
Certo, dovrei lavorare sulla "pace". Sono un tipo così irascibile. Ma migliorerò.

"Ci sono molti modi differenti di essere testimoni della Shoah!"

Voglio essere tra quelli che ricordano, non negano, non dimenticano.
Se avessi figli gli insegnerai l'importanza di studiare, di capire.
Gli insegnerei l'importanza del ribellarsi alle ingiustizie.
L'importanza di schierarsi, prendere le difese. Il non restare indifferenti. MAI!
Io l'ho sempre fatto.
E sono sempre rimasta da sola.
Ma rifarei tutto, ogni battaglia, ogni protesta. Spenderei nuovamente ogni singola parola a favore dell'emarginato.

"Quello che capitò in quei primi anni della persecuzione fascista, e che mi fece davvero male, fu l'isolamento.
Fu la solitudine.
La solitudine del perdente. Dovuta all'indifferenza."

In questi giorni la Caccia alle Streghe continua.
Ora sono i cinesi, che improvvisamente vengono visti come degli untori, dei pericolosi spargitori di coronavirus!
Ma siamo alla follia!
Quando la smetteremo? Quando accenderemo il cervello?
A volte penso che l'umanità si meriti l'estinzione.
Poi penso a Liliana Segre, alle persone come lei e...prendo un bel respiro, chiudo gli occhi e spero.


giovedì 30 gennaio 2020

Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni - Jules Verne

"Parlava il meno possibile e sembrava tanto più misterioso quanto più era silenzioso.
Tuttavia la sua vita era trasparente, tutto ciò che faceva era così matematicamente prevedibile
che l'immaginazione, scontenta, incontrandolo, cambiava direzione."

Confesso: sono più da Viaggio al Centro della Terra.
Ma oggi nel 1873, Verne pubblicava "Il Giro del Mondo in 80 giorni" e pertanto ho deposto il martello da geologo, ho preso una sacca, c'ho infilato dentro due camicie di lana e tre paia di calze e sono saltata sul primo treno in partenza da Londra per Dover e Calais.

Sicuramente un viaggio da fare almeno una volta nella vita: entusiasmante, avventuroso e scientifico come quello che il signor Fogg e Passepartout vivranno in meno di ottanta giorni.

Diciamolo: Verne non era umano!
Solo nel ciclo Viaggi Straordinari contiamo cinquantaquattro romanzi. No dico, 54! Uno più bello dell'altro.
Fa parte di un classico della letteratura per ragazzi, ma in realtà credo non abbia età.
Mi piace l'aria che si respira tra queste pagine, pregna del Positivismo che ha caratterizzato l'Ottocento europeo.
Un periodo di grandi invenzioni tecnologiche, di studi antropologici e di viaggi! La storia infatti, prende spunto da un fatto realmente accaduto, nell'America del 1870.

Un viaggi da seguire prendendo appunti e col dito sul mappamondo.
Un viaggio che non si realizza soltanto saltando da un continente all'altro, ma anche nell'animo dei personaggi che ritroveremo alla fine, cambiati e felici.

"La situazione era terribile, e per chi non poteva leggere in quella coscienza, essa poteva essere riassunta in questo modo: Phileas Fogg, uomo onesto, era rovinato; disonesto era in trappola."

Tranquillo Lector, qui il lieto fine c'è, eccome!
Il nostro caro Fogg riuscirà nella sua impresa e come se ciò non bastasse non avrà perso una sterlina del suo patrimonio.
Non ne uscirà economicamente arricchito, ma chi ne se importa?
Troverà moglie ed un amico fedele. Inoltre avrà vissuto!

"Diciamo la verità, non si farebbe il giro del mondo anche per meno di questo?"

Per Amore non ho fatto il giro del mondo, ma ho fatto un salto importante nella mia vita.
Ho spazzato via il vecchio e ricostruito me stessa da zero.
Non è valso la conquista del mio Amore, ormai è cosa nota.
Ma ho visto ciò che i suoi occhi hanno guardato e camminato laddove si sono posati i suoi piedi.
E per quanto folle possa risultare, ciò mi ha reso felice.
Lo aspetterò per tutta la vita.

mercoledì 29 gennaio 2020

Conversazione su Tiresia - Andrea Camilleri

"Zeus mi diede la possibilità di vivere sette esistenze
e questa è una delle sette.
Non posso dirvi quale."

Ogni volta che si apre un libro, non importa quale, si vive una vita nuova.
Ci sono alcuni personaggi che diventano persone.
Li cerchiamo e nei casi più fortunati li incontriamo nella vita di tutti i giorni.
Una magia che noi fortunati riusciamo a vivere tutte le volte che possiamo, che vogliamo.
Il libro fruibile è un'invenzione moderna.
Forse non ancora profondamente compresa.
L'altro giorno avevo un'oretta libera e mi sono immersa in questo racconto.
Tiresia mi ha raccontato la sua storia.
Ti assicuro che una simile non te la racconta l'uomo di strada. Inoltre, lui sì ha incontrato gente che conta!

Un giorno, per un errore commesso ai danni di Zeus, si è ritrovato donna, con un cervello di donna, con tutto ciò che questo comporta.

"Meglio non conoscere a fondo i pensieri che possono agitare la mente di una donna.
Un cervello affollatissimo: piccole esigenze quotidiane convivono accanto a grandi quesiti universali, un flusso continuo di cose da fare e altre da pensare.
Tutto questo sempre in contemporanea, senza requie, senza riposo. Un inferno!"

Sì, direi che la descrizione è perfetta.
Quante associazioni di idee si possono originare nella mente di una persona in una giornata, figurasi in una vita!
Quanto è difficile ragionare con il punto di vista di un altro diverso da noi.
Figurasi col suo corpo e cervello!

"Noi tutti siamo il teatro, il pubblico, gli attori, la trama, le parole che udiamo."

Una citazione nella citazione, per sottolineare quanto siano preziose queste poche pagine concepite da uno scrittore immenso, la cui assenza sarà sempre presente nelle nostre vite.
Un vuoto incolmabile.
Specchiarsi sempre nell'altro e non solo in sé stessi. Artefici ed esecutori del proprio destino.

L'ultimo scrittore citato da Camilleri è Primo Levi.
In quell'occasione, il veggente Tiresia, confessa di non essere stato capace di prevedere gli orrori del Novecento.
E me lo immagino il povero Tiresia, cieco, che ha conosciuto l'ira degli dei, disperarsi di fronte a tanta impensabile crudeltà.

"Ora sono cieco e tutto mi è chiaro."

Dobbiamo prima perderci per ritrovarci.
La vita è un susseguirsi di situazioni alternativamente favorevoli e sfavorevoli.
Bisogna cercare di dare il meglio di se stessi sempre. Indipendentemente dal risultato.
Perché ciò che conta è come ci si sente durante il viaggio.

Un libro che vale la pena di essere letto.

"Ho finito."

martedì 28 gennaio 2020

Il Giocatore - Dostoevskij

"L'uomo ama vedere il suo migliore amico umiliato davanti a lui.
Per la maggior parte degli uomini l'amicizia è fondata sull'umiliazione."

Nel 1881 moriva a Pietroburgo il grande scrittore e soprattutto pensatore russo Fedor Dostoevskijj.
Ho letto poco quanto niente delle sue opere, perché devo ammettere è uno scrittore che mi fa paura.
Mi ci sono avvicinata lentamente, timidamente e con profondo rispetto solo qualche anno fa.
Quando ancora non sapevo cosa e come scrivere su questo blog (non che le cose siano cambiate, ma ora scrivo senza freni e tutto ciò che mi viene in mente), accennai qualche parola su Le Notti Bianche. 

Ma il mio primo tentativo, il primo sondaggio, è stato Il Giocatore.
La scrittura mi è piaciuta subito; eppure ho impiegato una vita per finirlo.
Immagino sia il destino dei libri che porti in spiaggia. Quando pensi di riuscire a leggere, c'è sempre qualcuno che decide di raccontarti fatti della sua vita.
E anche se sono un orco, quando qualcuno decide di dedicarmi il suo tempo io lo accetto sempre volentieri. Perché ci sono giorni in cui si ha un disperato bisogno di parlare a ruota libera.
E non si trova mai nessuno capace di ascoltare senza giudizi.

"Un giocatore sa bene cosa vogliono dire certi scherzi del caso."

Era ancora il periodo in cui mi chiedevo perché il Destino non volesse farmi ritrovare Persona.
Non sapevo che dopo un anno sarei stata accontentata.
E dopo sei mesi sarei stata peggio che in passato.

Ho letto da qualche parte che Il Giocatore è il primo libro con il quale si approccia Dostoevskij.
Che dire? A me ha fatto venir voglia di leggere qualsiasi cosa.
Lui lo ha scritto per necessità.
Pare che avesse numerosi debiti, proprio a causa del vizio del gioco.
Io l'ho letto per curiosità.
Non posso che essergli grata per quei momenti di debolezza, che mi hanno fatto riappassionare alla lettura.
La mia copia l'ho raccattata in un mercatino dell'usato a Milano.
Il Giocatore è venuto con me ovunque. E ci siamo salutati in aeroporto, a Skiathos.

Tante persone, in un momento qualsiasi, stanno leggendo contemporaneamente la stessa storia.
Ma non tutte le storie provocano le stesse emozioni in tutti i lettori.
Ecco perché penso che la lettura sia un essere vivo.
Aprire un libro è attivare un incantesimo di teletrasporto.
Veniamo realmente trasportati in un mondo sconosciuto.
Semplicemente il nostro corpo non viene con noi, non sempre.

Buonanotte Lector, ho già la valigia pronta; devo partire.





lunedì 27 gennaio 2020

Giorno della Memoria - Leggere per Capire - La Storia. uno scandalo che dura da diecimila anni

"La storia si capisce, è tutta un'oscenità 
fino dal principio."

Oggi è il Giorno della Memoria.
Tutto il resto tace. Urla solo l'ingiustizia e Dio.
Entrambi nessuno li ascolta.
Questa è il mio personalissimo modo di ricordare.
Non credo si possa essere indifferenti.
Partecipo per un motivo molto semplice.
Ho pensato alle parola di Liliana Segre, ieri sera in tv.
Quando morirà l'ultimo sopravvissuto probabilmente rimarrà uno spauracchio del Giorno della Memoria.
Forse diventerà una serie di film in tv, che salteremo sussurrando tra i denti "ancooora?!?".
Sarebbe terribile, ma temo che la Senatrice abbia ragione; e non è pessimismo, è realismo, misto a rassegnazione.
Perché viviamo tempi in cui la gente, meglio, laggente non si vergogna di niente. Di odiare. Di gridare. Di dire oscenità. Tutto è lecito. Tutto è impunito.
E il popolo ebreo continua ad avere paura. Si sente minacciato. Ancora una volta.
Ritrovo veramente vomitevole il messaggio "mai più" che si associa a questo ricordo. Perché è ipocrita. Serve solo a zittire le coscienze. Ammesso che esse esistano! 
Un detto: il contadino piantò la coscienza, ma quella non crebbe.

"Mai più". Però giriamo la testa dall'altra parte quando dei disperati cercano di arrivare in Europa. Quando l'America parla di costruire muri per difendere i propri confini.
Quando un governo censura la vita dell'uomo comune. 
Quando una donna di ottantanove anni è costretta a vivere sotto scorta.
"Mai più".
SEPOLCRI IMBIANCATI.

Appena ho un pomeriggio libero comprerò il libro della Segre. Mi piace ancora recarmi in libreria. Evito gli acquisti online. Mi piace vagare per gli scaffali, seguire col dito alcuni titoli, odorare le pagine.

Voglio dare la mia testimonianza.
Non lasciare scorrere questa giornata come se fosse un giorno qualsiasi.
E posterò anch'io la mia foto su Instagram, anche se puzza di retorica. Ma sento di doverlo fare.

Di questi libri oggi scelgo La Storia di Elsa Morante.
Perché è una donna. Perché la fine di questo libro mi ha distrutto. E per mesi non sono riuscita a leggere niente. E mi piace com'è scritto. Cammini nella Storia, mentre ascolti la storia di una famigliola italiana, che scopre all'improvviso la parola "ebreo" e non sa fino a che punto questa parola si leghi con la propria esistenza.
(O forse dovrei scrivere: cammini nella storia, mentre ascolti la Storia di una famigliola.)
Lo sfondo storico ovviamente è quello della Seconda Guerra Mondiale.
I protagonisti sono sfortunati e poveri. Non conoscono un momento di gioia. 
Ma si bastano l'uno con l'altro. Saziandosi del vicendevole amore.
Ida è tante cose. Donna, maestra, vedova, madre. Ha visto e subito sulla propria pelle la violenza e la brutalità della Guerra. Ma non può arrendersi. C'è Useppe. Lui ha bisogno di lei. Lei ha bisogno di lui.
Useppe non lo si dimentica per tutta la vita.
Il personaggio che ti entra nel cuore e te lo sconvolge.
Lo fa in mille pezzi, per ricomporlo in un modo nuovo; e si fa fatica a ricordarsi com'era prima! 
E poi c'è Ninnuzzo. Il figlio e fratello maggiore. 
Che ha un cuore grande così! E tanta voglia di vivere.

Non voglio anticipare il finale, ma io ho pianto tantissimo.

"La camera a gas è l'unico punto di carità, nel campo di concentramento.
Il potere è degradante per chi lo subisce, per chi lo esercita e per chi lo amministra."

Difficile credere che non potesse andare diversamente.
La lettura de "La banalità del male" ha completamente stravolto il mio modo di pensare e vedere le cose. Non capisco perché a scuola non si studi meglio e in modo più approfondito. 
Io avevo un Prof. che mi ha fatto odiare sia la Filosofia sia la Storia. 
Ma da grande sto recuperando tutte le lacune.
L'odio ha lasciato il posto alla ragione. E oggi la mia capacità di osservare il mondo è ben diversa.
Si dovrebbe poter tornare indietro nel tempo per dare qualche suggerimento alla propria Sé. Niente di sconvolgente: il passato non si modifica. Ma giusto la possibilità di raddrizzare qualche passo.

"Si sa che la fabbrica dei sogni spesso interra le sue fondamenta fra i tritumi della veglia o del passato."

Sono fortunata a vivere l'Europa del XXI secolo.
Non ho conosciuto la Guerra, la fame, la povertà.
Sono fortunata ad aver avuto una famiglia semplice, che ha parlato con l'esempio.
Che non mi ha mai imposto nulla, ma ha sempre creduto nella cultura e nell'importanza del prossimo e della fratellanza.

"La peggiore violenza contro l'uomo è la degradazione dell'intelletto."

Credo nel potere della conoscenza; l'unica che ci renda liberi.

Quando ero bambina mi piaceva tanto la storia di San Martino. 
Che divide il suo mantello col prossimo e ha in dono una giornata di sole.

Ritorno sempre lì, al solito punto: ciò che resta è l'Amore.

domenica 26 gennaio 2020

Mattina - GiuseppeUngaretti



"Mi illumino 
d'immenso."


1917: Ungaretti scrive Mattina.
2020: Ancora, quando la leggo, penso che non si possa raggiungere un livello più alto di questo.
Pensavo anche ad un'altra cosa: quanto si può stare senza parlare con qualcuno a cui si vuole bene?
Personalmente posso resistere un giorno.
Poi avverto il bisogno di un contatto.
Come le balene che di tanto in tanto, tornano in superficie per respirare.
Solo che non ho la grazia e la bellezza di una balena. Mi manca l'aria. Non voglio ripetere gli errori del passato.
Non voglio cancellarmi. Ma vorrei sparire.
Cerco continuamente di non pensare.
Per tenere la mente impegnata mi sono rimessa a studiare.
Ormai è la cosa che faccio meno peggio. Mi chiudo in me stessa. Non parlo con nessuno e ho la scusa per farlo. Stupendo.
Oltre la superficie è un posto bellissimo, ma poco frequentato.

"C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro, e quando stai solo resti nessuno." Luigi Pirandello.

Esatto: in questo preciso istante sono nessuno. Meno di una foto in bianco e nero.
Mentre scrivo ho accanto a me il telefono. 
Non è spento. Sono in una chat. La leggo. La rileggo. La scorro. Scrivo e cancello prima di inviare.
Per non incorrere in qualche errore con figuraccia annessa, mi sono messa a scrivere qui.
Vorrei dissolvermi. Dico davvero. 
Che senso ha la mia vita?
Ma poi a chi domando? A me stessa, ad un ipotetico lettore? All'etere? Al destino? A Dio?

Sono giorni terribili questi di fine Gennaio e non dovrei scrivere queste cose.
Domani sarà la Giornata della Memoria e io penso sia solo un motivo per quietare la coscienza collettiva. Infatti, alla prima occasione reiteriamo il reato e non miglioriamo.
Siamo disumani.

"Devo confessarvi che mai io previdi quell'orrore.
È stato un orrore al di fuori anche dell'immaginazione allenata da tante vite ad ogni rischio."

Vado a riposizionare la maschera. 
Le piaghe stanno meglio.


sabato 25 gennaio 2020

Oceano Mare - Alessandro Baricco

"Uno si costruisce grandi storie, questo è il fatto, e può andare avanti anni a crederci, non importa quanto pazze sono, e inverosimili, se le porta addosso, e basta.
Si è anche felici, di cose del genere.
Felici.
E potrebbe non finire mai.
Poi, un giorno, succede che si rompe qualcosa, nel cuore del gran marchingegno fantastico, tac, senza nessuna ragione, si rompe d'improvviso e tu rimani lì, senza capire come mai tutta quella favolosa storia non ce l'hai più addosso, ma davanti, come fosse la follia di un altro, e quell'altro sei tu.
Tac.
Alle volte basta un niente.
Anche solo una domanda che affiora.
Basta quello."

Oggi parliamo del significato della parola "patetico".
E lo facciamo scomodando una citazione tratta da un romanzo fuori di testa , tale è Oceano Mare di Baricco (oggi è il suo compleanno: auguri!).
Patetico è constatare che la citazione che tanto ci aveva colpito tre anni prima, torna a colpirci tre anni dopo.
E la cosa grave è che era portatrice di verità sia la prima sia la seconda volta.
La mia storia non mi è davanti.
Ma qualcosa si è rotto. E so cosa. Sono stanca di non essere vista. Stanca di essere invisibile. Stanca di essere un folletto buffo. Fossi Jane Eyre avrei avuto il mio lieto fine da tempo.
Invece non c'è fine e non c'è felicità per me.

Non conosco qualcuno che abbia letto questo romanzo e non ne sia rimasto colpito.
Le citazioni si sprecano. Twitter ne è invaso.
E non a torto.
In questo romanzo si inanellano tre storie, o dovrei dire tre sogni, i cui personaggi sono umani ma sembrano provenire da una dimensione diversa dalla nostra.
Non è un caso se in un primo momento mi sono sentita trasportare tra le pagine di Conrad e se, successivamente, il mare mi ha fatto pensare ad Achab e alla sua Pequod.

Non posso comprendere le analisi di un critico, di un esperto del settore; posso solo parlare per emozioni. E questo romanzo mi è piaciuto perché mi ha emozionato. Perché in alcuni punti mi sono ritrovata.
Leggere è come una caccia al tesoro. Dove il tesoro è la scoperta di sé.

"Ognuno di noi ha bisogno di sogni per vivere."

I miei continuano a naufragare. Ma io sono più tenace, più disperata dell'equipaggio della fregata francese Méduse.
Mi sono piegata anch'io alla disperazione del cannibalismo, ma non dei miei compagni.
Bensì del mio cuore.
Il mio naufragio è solitario.

Sogno anch'io un "Ti stavo aspettando" che non verrà mai.
E se da un lato è frustrante ritrovarsi così, dall'altro lato il dondolio del mare addormenta tutta la mia rabbia e delusione.
Cade solo una silenziosa stanchezza ad anestetizzare tutto, a non far sentire più niente.

"Lui era uno di quelli che quando non ci sono più lo senti.
Come se il mondo intero diventasse, da un giorno all'altro, un po' più pesante."

Imparerò a convivere con questo stato di cose.
Mi costruirò una nuova esistenza in cui la mente sarà sempre impegnata.
Non ci sarà modo e tempo per pensare.

Riconoscersi deve essere meraviglioso.
Sono perduta.

"Ed è qualcosa da cui non puoi scappare.
 Il mare...
Ma soprattutto: il mare chiama...
Non smette mai, ti entra dentro, ce l'hai addosso, è te che vuole... 
Puoi anche far finta di niente, ma non serve.
Continuerà a chiamarti...
Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà."


venerdì 24 gennaio 2020

Lettera per te

"Un uomo che non piange,
non potrà mai fare grandi cose."
(Giovanni Agnelli)

Oggi ti penso più del solito, se possibile.
Leggevo e rileggevo una cosa che hai scritto. Volevo commentare ma mi sono trattenuta.
Perché non sono nessuno, ma proprio nessuno per entrare nella tua vita.
Mi sono ritagliata il ruolo di buffone di corte pur di starti vicino.
E come accade a tutti i pagliacci, quando alla sera tolgo il trucco va via anche il falso sorriso.
Ora però mi sono stancata di questo ruolo.
Tu non vuoi cercare niente.
Non hai nessuna voglia di andare oltre le maschere.
Io l'ho fatto e mi sono innamorata.
Mi hai cambiato. Sono un mostro. Ma anche i mostri hanno un cuore.
E il mio ora è proprio distrutto.
Non hai amici. Troppo faticoso.
Dici sempre così. Eppure dovevi solo tendere una mano, un dito, un piede e avresti trovato un posto in cui riposarti. Sorridere. Riposare. Senza faticare.
Non dovevi amarmi.
Non te lo avrei mai chiesto.
Sono quella del: "Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?".
Ma mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di mostrami.

In queste sere è successa una cosa stranissima.
Tramite messaggi mi sono sentita io. Senza filtri.
E sono stata felice.
Avrei voluto avere la stessa opportunità con te.



giovedì 23 gennaio 2020

Un po' libri e un po' no

"Ci sono problemi alla cui soluzione darei un'importanza infinitamente maggiore di quelli matematici,
ad esempio quelli concernenti l'etica, o la nostra relazione con Dio,
o riguardanti il nostro destino e il futuro;
ma la loro soluzione giace completamente oltre noi e
completamente al di fuori del campo della scienza."
(Carl Friedrich Gauss)


E se ieri è stata una giornata tranquilla, oggi è stata una giornata di fuoco.
Non ti nascondo di essere fisicamente stanca.
Ma felice.
Per una volta che accade, lo voglio scrivere.
Ieri, una ragazza che considero Amica mi ha raccontato quello che le sta accadendo da un punto di vista sentimentale.
Era così bella mentre parlava, che mi sono venuti gli occhi a cuoricino ed una gioia improvvisa ha invaso tutto il mio essere.
Ma quanto è bello l'Amore.
Ma allora esiste?
Non ci sono solo cuori spezzati.
Mi ha fatto un dono immenso. Lei non può capire quanto mi abbia fatto bene ascoltarla.
Mi è sembrato che il mio amore, tutto sommato, non fosse vano. E che il dolore che provo a non essere ricambiata sia soltanto una conseguenza, un giusto pegno da pagare per un bene così immenso.
D'altronde Persona è stupendo.
Merita solo di essere amato. Anche se non comprende, anche se non lo sente, è giusto, merita di essere protetto dall'amore. 
E sono sicura che non sia solo il mio quello che gli arriva.
Ma per una volta che m'importa? Parlo solo di me. Se potessi proteggerlo da ogni male, da ogni occhiataccia, da ogni vecchietta che lo rallenta, da ogni situazione antipatica lo farei!
Senza esitare un momento. 
Mi getterei nel fuoco per lui e non mi vergogno nemmeno un po' a dirlo.
Non so cosa sia l'orgoglio. Non me ne importa più niente. 
Passo da momenti in cui vorrei urlargli contro, perché almeno così dovrebbe accorgersi di me.
A momenti in cui penso che sia divino e ogni suo gesto mi sembra un incanto.
E se questa persona celestiale mi degna sporadicamente di un saluto, per un attimo mi sento rincuorata dall'inferno nel quale precipito subito dopo.
No, non me ne vergogno. Lo amo.

Ho dedicato la mia vita allo studio.
Le materie che avevo scelto erano un porto sicuro nel quale rifugiarmi.
Ogni cosa poteva essere capita. Tutto aveva il suo posto nel quale collocarsi.
Poi arriva la vita che infrange le certezze e distrugge tutto.
Mi sono ritrovata ad avere conseguito un titolo senza passione e solo con amarezza.
Tanto che evito di parlarne.
Preferisco dire che non sono andata oltre la Quinta Elementare.
Preferisco perché quegli anni sono stati felici ed io ero una brava bambina.
E non c'era niente di cui dovessi vergognarmi.

Da adulta ho provato tante volte a riprendere vecchi libri.
A ridestare interessi sopiti. E il risultato non è dei migliori.
Ho tanti "primi numeri" di collane mai completate. 
Forse a memoria del mio personale Peccato Originale: la codardia.
Il non aver mai rischiato per paura di sbagliare, dei giudizi altrui, di fare figuracce, di rendermi conto di quanto sia ridicola e insulsa la mia esistenza.

Non biasimo la mia vita per assenza di Amore. Non sarebbe giusto destinare qualcuno di fantastico ad una come me.
Il giorno in cui imparerò a perdonarmi, forse riuscirò ad affrontare la vita.

Per il momento mi leggo quest'opera su Gauss, il teorizzatore degli errori.
E spero che mi possa aiutare a capirmi un po' di più.

Auguro tanta gioia e amore alla mia Amica
e a tutti.
Perché è l'amore che "move il sole e le altre stelle".
A che vale una vita priva d'amore?
È come un giorno senza alba.
Una casa senza un tetto.
Un biscotto senza il cioccolato.
Una canzone senza musica.
Una poesia senza parole.
Un'estate senza ombra.
Un mare senza le onde.
Un cielo senza stelle.
Una notte senza sogni.
Un pane senza lievitazione.
Un autunno senza le ombre che si allungano.
Un inverno senza solstizio.
Una partita di calcio senza un gol.
Una penna senza inchiostro.
Un fiore senza profumo.
Una grotta senza stalattiti e stalagmiti.
Un gatto senza una scatola.
Un criceto senza una ruota.
Penny senza una carezza.
Labbra senza sorriso.

Amare è vivere, la vita è amore.


mercoledì 22 gennaio 2020

Vita di Antonio Gramsci - Giuseppe Fiori

"Crisi è quel momento in cui il vecchio muore
e il nuovo stenta a nascere."

Notte insonne.
Vago per casa dalle sei di mattina.
Non devo uscire. Non ho relazioni da finire.
La crisi avanza sotto ogni aspetto.
Il dolore dell'aver perso un sogno è ancora fresco.
Avevo letto che oggi sarebbe stato l'anniversario della nascita di Antonio Gramsci, classe 1891.
Mi sono venute in mente le sue parole e mi sono ricordata di questo vecchio libro, comprato ad un mercatino di Bologna tantissimi anni fa.
Sostanzialmente se mi trovo in una città italiana o no, anche solo per un giorno e trovo libri in vendita, li compro.
È una sorta di malattia. Ci tengo a dire che riesco anche a leggerli, non mi limito a comprarli.
Ma non c'è una logica nel mio modo di fare. Seguo un impulso, un bisogno nascosto.

Sono trascorsi quasi dieci anni da quel giorno al mercatino e ho ripreso questa biografia, un po' come si fa con i vecchi ricordi.
Si soppesano, si abbracciano, si cullano.
Non ne sono degna, e soprattutto non ho competenze per parlare di uno dei più importanti pensatori del secolo scorso.
Ma per alcuni versi mi sembra quasi che sia qui a consolarmi; a dirmi "pensa alle cose importanti" (in realtà questa frase me la disse, ma con tono gentile, perché all'epoca era gentile con me, proprio Persona).
Non è una lettura semplice. Io almeno, non la farei seduta in poltrona o sdraiata sul letto.
La affrontai seduta alla scrivania con la luce del sole che invadeva la stanza.

"Sono da molti anni abituato a pensare che esista una impossibilità assoluta, quasi fatale, a che io possa essere amato."

Ecco, anche qui ci sono delle righe scritte per calmare il mio animo.
Ci si ritrova sempre in un libro; io sto imparando a conoscermi così.
Penso a Gramsci che scrive di sé quelle cose. Quanto avrà sofferto?
Essendo stato un bambino fragile e un pensatore brillante da adulto, la sua vita non deve essere mai stata facile e allegra.
Ha vissuto momenti di malinconia e profonda solitudine.
Leggeva, leggeva tanto e qualsiasi cosa.
E pensava, pensava in continuazione.
Non doveva essere facile stargli accanto, credo. Ma mi emoziona avere tra gli italiani, un uomo di tale levatura.

"Bisogna impedire a questo cervello di funzionare per venti anni."

Venti anni,
tale la pena a cui fu condannato dal regime fascista.
Quel regime (ma la senti quanto è pesante, opprimente questa parola?) per cui qualche pazzoide prova nostalgia.
Ma mai riuscirono a impedire a quel cervello di funzionare.
In carcere Gramsci scrisse e tanto.
I Quaderni del Carcere una raccolta di appunti e riflessioni su diverse tematiche, ci hanno fornito un pensiero maturato interiormente e in modo solitario.

E qui un brivido attraversa il mio corpo:
Gramsci parla di egemonia, del ruolo degli intellettuali, della questione meridionale, dell'esperienza risorgimentale in un modo egregio, scevro di populismi e idiozie odierne.
Oggi è tutto politicizzato. Si dice qualcosa per strizzare l'occhio a quella o quell'altra fazione politica.
Se sei colto sei di sinistra, ma se studi Lettere sei un idiota.
CHE VERGOGNA!

Continuiamo a vivere nell'ignoranza e la cosa ancora più grave è che non proviamo vergogna di noi stessi. Ma ci deliziamo della nostra ignoranza, come tanti beoti.

Ho concentrato tutte le mie energie sul protagonista e non ho speso una parola nei confronti di chi ha scritto questo bel libro.
Il lavoro di Fiori è preciso e piacevole.
Riattraversa gli anni di vita di Nino attraverso testimonianze di chi l'ha conosciuto e attraverso gli scritti di alcune lettere anche inedite dello stesso.
Mi è piaciuto molto.
Non ho dimestichezza con le biografie ma ho apprezzato l'assenza di opinioni e giudizi.
Qui si parla di un uomo e se ne parla attraverso le sue parole e quelle di chi l'ha conosciuto.
Un piccolo gioiello da avere nella propria libreria.



martedì 21 gennaio 2020

Non si muore solo nel corpo

Lo scrivo qui, così potrò ricordarlo per sempre.
E magari mi sarà di monito per il futuro: a Persona non importa niente di me.
Sai quelle sensazioni, quelle speranze: tutte false.
Tutte sciocchezze.
Sono solo una poveraccia.
Ho gli occhi super lucidi e arrossati. Mi è scappata una lacrima ma non ho perso il controllo esteriormente.
Ma dentro sono veramente morta. Ora lo so.
Non te lo so descrivere. Ma è come se all'improvviso si aprisse una voragine, sinkhole è il termine tecnico che dovrei usare.

In passato l'ho già detto, non ho una vera fede. Ma credo che qualcuno stasera mi abbia voluto fare un regalo.

Avevo commentato una cosa.
Dopo qualche minuto mi arriva una notifica: "Possibile che mi abbia risposto e così presto?".
Apro l'applicazione.
Addirittura un messaggio privato?
Non ci credo, mi parte quello stupido di Cuore.
Apro il messaggio, non capisco.
Dopo un nanosecondo si scusa, ha sbagliato invio, non era per me.

C'è del ridicolo in tutto ciò. Anche se io sto malissimo.
Sapessi in poche righe quanto si possa essere in confidenza con qualcuno.
Ho invidiato quel qualcuno, perché io non avrò mai quel rapporto con Lui.
Questa è la verità.
E non devo più farmi del male.
Devo crescere.
E perché queste lacrime, questo dolore che senso hanno?

Il 31 Ottobre avevo scritto questo messaggio ed era dedicato a lui, a Persona:

"Lo scriverò un’ultima volta, poi non ne parlerò mai più.
Lo scrivo a quest’ora, quando tutto tace.
Il velo tra il nostro e l’altro mondo diventa più sottile e per una notte, la mia notte, non sono sola.
Esistono tante forme d’amore.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere quello della famiglia, degli amici e di alcuni maestri.
Non posso recriminare nulla.
Ho dato e ricevuto, in egual misura.
Ma c’è un amore che non conoscerò mai, è quello che sogno, che nasce dal desiderio di te.
Sono meno di un’ombra e non posso essere amata dalla luce.
Ma la tua presenza riempie i miei vuoti.
Ci sei sempre; quando gli altri sorridono, quando è tardi e devo tornare a casa.
Quando devo ascoltare le solite lamentele sul mio conto, sul mio essere sola, mai sorridente.
Ci sei nei racconti degli altri, tra le note di una canzone, nella trama di un film, nei personaggi dei miei libri preferiti.
Il pensiero di te, negli ultimi anni, mi ha accompagnato al risveglio e mi ha dato la buonanotte.
Mi ha abbracciato nei momenti di esultanza, mi ha tenuto la mano nella sofferenza del corpo.
Ha aperto i miei pensieri e reso profonde le mie riflessioni.
Eri con me tra le strade di città sconosciute, nel coraggio di intraprendere nuove esperienze.
Eri ciò che di bello potevo augurarmi.
Ma non parlerò più di te.
Devo lasciarti andare. 
Il mio pensiero non ti sfiorerà più. 
Non ti infastidirà ancora.
Non ti immaginerò in nessun luogo e non desidererò più niente.
Oggi io muoio, ma tu sei libero.
Ed è questo ciò che conta."
Ho mantenuto la parola. L'ho lasciato in pace.
Ora sono qui distrutta, letteralmente, e non ne posso parlare con nessuno.
Dovrò farcela da sola. 
Come in ogni campo della mia vita.

Caro Pa. 
oggi mi hai inferto una pugnalata al centro del cuore.
E non lo sai. Non sospetti proprio niente. 
Perché è così che fanno i migliori. I peggiori non li vedono nemmeno.
Eppure so che continuerò ancora ad amarti e a soffrire per te. 
Ma dopo questa sera credo che 
la mia armatura sia distrutta,
le mie maschere cadute,
il mio cuore in frantumi.
So che continuerò a respirare, ma mi sembra che su di me abbiano gettato una coperta ruvida e pesante.
Non uscirò mai più dal mio guscio.

La Fattoria degli Animali - George Orwell

"Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo e dall'uomo al maiale
e ancora dal maiale all'uomo,
ma già era loro impossibile distinguere fra i due."

Non riesco ad avere una routine e questo si rispecchia anche nel mio momento personale.
Le foto scattate senza luce naturale sono brutte.
Più brutte del solito.
Inoltre ho avuto uno strano scambio di battute con Persona.
Perdonami, lo so di essere monotematica, ma sono due volte di seguito. E in entrambi i casi mi è parso strano.
Infine, oggi ricade l'anniversario della morte di George Orwell che in questa giornata strana calza a pennello, e ho scelto di raccontare a mio modo La Fattoria degli Animali, perché di 1984 avevo già parlato precedentemente e perché non ho letto altro di questo caleidoscopico autore.
Caleidoscopico, spiego: è stato un uomo dai mille volti; non solo scrittore ma anche saggista, giornalista, critico letterario e attivista. Insomma: wow!
Guardavo una sua fotografia, un ritratto per la precisione. Ma che sguardo aveva? Di un bambino: intelligente, brillante e, a me sembra, buono.
Immagino che non fosse molto amato presso i suoi contemporanei.
Non ha risparmiato critiche contro nessun sistema totalitaristico, contro nessuna forma di controllo del pensiero, fosse di orientamento di destra o di sinistra.
È considerato uno dei massimi esponenti della letteratura distopica; o meglio uno dei suoi padri, visto l'importante contributo dato al genere, con le sue opere.

La Fattoria degli Animali è un romanzo allegorico scritto con una intelligente e sottile ironia, che riflette sulle condizione che hanno portato alla rivoluzione Russa e quindi al governo Stalin.

"Se libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuole sentire."

Non sono una persona libera. Decisamente no.
Reprimo tutto. Come ho scritto in apertura, rimugino su parole che mi sono state dette e mi chiedo se non sia stata fraintesa. Ma non ho il coraggio di affrontare una persona a cui voglio veramente bene, ma che temo. Perché non ne sono all'altezza.
E preferisco essere invisibile, ma esserci, che non esserci per niente.

Eppure, se si esclude l'amore, sono tendenzialmente una persona ribelle.
Nella Fattoria non sarei rimasta per molto tempo. O mi avrebbero ucciso o sarei scappata.

"Da ognuno secondo le proprie capacità,
a ognuno secondo i propri bisogni."

La prima parte del racconto ti fa pensare che le cose si possano cambiare.
Bisogna unirsi, combattere per il bene comune.
Ma ciò che emerge alla fine è che non sappiamo cosa farcene della libertà e della democrazia.
Lasciamo sempre che pochi ci raggirino e si prendano il potere.

"Non rideva mai.
Se gli chiedevano perché, rispondeva che non vedeva motivi per farlo."

Povero Beniamino, lui aveva capito tutto della situazione: dalle prime pagine agli ultimi giorni della sua vita.
Non c'è un personaggio che mi abbia conquistato più di altri.
E credo che sia il senso di questo romanzo. Non ci si può omologare. Siamo tutti diversi. Ognuno con le proprie caratteristiche, positive e negative. La bontà non è sinonimo di stupidità, di "va tutto bene".
Ecco cosa mi è mancato. Ecco cosa mi manca nei romanzi di Orwell: il bene visto in chiave positiva.
L'ho già detto: mi nutro di pane e lieti finali.
Se uno dei due manca mi sento spezzata.

"Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico.
Tutto ciò che cammina su 4 gambe o ha ali è amico.
E ricordate pure che nel combattere l'uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare.
Anche quando l'avrete distrutto, non adottate i suoi vizi."

Invece come finisce quasi sempre? Che la storia si ripete.
Che viviamo in un circolo vizioso. Di cui confondiamo inizio e fine.
E i vincitori assumono i difetti dei nemici.
Il nuovo diventa come il vecchio, e quando arriva un nuovo nuovo non siamo capaci di difenderci da un sistema che non fa altro che fagocitare e vomitare se stesso.

Il dogma diventa propaganda, così all'infinito.
Lo stesso sistema lo vedo in politica.
E forse accade sempre quando ci si innamora e poi la storia finisce.

Ma poi mi dico che quella non è politica, è propaganda dall'inizio alla fine.
E se finisce, quello non è un vero amore.

Quello che cerco esiste, ma è raro, è l'Amore vero.


lunedì 20 gennaio 2020

Una Storia Semplice - Leonardo Sciascia

"Ad un certo punto della vita non è la speranza l'ultima a morire,
ma il morire è l'ultima speranza."

Gli ero debitrice di un post.
Immagino il suo disappunto quando nel giorno del suo compleanno gli ho preferito Terry Brooks.
Convieni anche tu che una simile frattura andava in qualche modo saldata.

Oggi è il Blue Monday; in altre parole sono pseudoscientificamente autorizzata a fare pena, più del solito.
Infatti è oggi il lunedì più lunedì dell'anno in cui "i soldi sono già finiti", per chi ne ha avuti, Natale ci sembra un vago ricordo, i propositi sono tutti dall'analista perché si ritengono dei falliti e siamo, in generale, tutti tristi e demotivati, o motivati ad essere tristi.
Posso concludere dicendo che il Blue Monday per me non è un giorno di gennaio, ma è uno stile di vita.
Una soddisfazione: ho letto uno dei libri della mia lista. È una boccata d'ossigeno.

Una storia semplice, non è solo il titolo ma è la descrizione di un romanzo dalla trama complessa che si sviluppa in poche pagine, e che durante la sua lettura ti fa pensare, ricordare, infuriare!
I temi  affrontati sono importantissimi: droga, criminalità e mafia, manipolazione delle informazioni, tendenza a semplificare i casi pur di "chiuderli" in fretta.
Un racconto semplice ispirato ad un fatto di cronaca di quegli anni: il furto di un quadro del Caravaggio (sacrilegio!).
Chissà quante volte accade ciò che Sciascia racconta alla sua maniera schietta ed elegante, qual è la semplicità.
Immagino Procure e commissariati oberati di lavoro che in molti casi cercano di imboccare la via più semplice pur di finire l'affare; pur di far risultare positive le statistiche; pur di ridurre al minimo la lista dei casi irrisolti.
Anche la cronaca quotidiana è piena di queste situazioni; omicidi trasformati in suicidi, occultamenti divenuti allontanamenti volontari, perché tanto non ci sono uomini per indagare, agenti per vigilare sul territorio, e basta un buon avvocato per trasformare chiunque in una vittima delle circostanze.
Quanti "non volevo" sono stati pronunciati dopo aver inferto una cinquantina di coltellate?

Nel romanzo di Sciascia ci monta una collera solidale con il protagonista.
Egli è solo: nello scoprire la verità, nel momento della propria difesa e nel momento della risoluzione finale.
È un uomo semplice ma attento, che venera e ambisce alla cultura; la laurea in Legge la suprema ambizione della sua vita;  che col poco a disposizione farà tanto. Ma cozzerà con quella che è la realtà: le apparenze prima di tutto.
Il trionfo delle maschere.
Non è un caso se aleggia di qua e di là, il nome di Pirandello.
L'unico conforto? L'apparizione dell'anziano professore Carmelo Franzò.

"Gli ho creduto per tutta la vita: perché proprio l'altro ieri avrei cominciato a non credergli?"

"L'italiano non è l'italiano: è il ragionare - disse il professore. - Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto."

E qui si riassume tutto il genio degli scrittori siciliani e di chi ha studiato e studiato bene.

Che questo Blue Monday passi in fretta.

Livello batteria...

domenica 19 gennaio 2020

Storie di Terrore e Follia - Edgar Allan Poe

"C’è qualcosa, nell'amore generoso e paziente di un animale,
che va direttamente al cuore di colui che ha avuto frequente occasione
di sperimentare la meschina amicizia e la tenue fedeltà
– tenue come la tela di un ragno –
di chi è solo un Uomo"


Il 19 gennaio del 1809 nasceva Edgar Allan Poe.
19011809: ma vogliamo soffermarci un momento a considerare la bellezza del numero nove?
La massima espressione dell'amore divino.
Se si considera la mia passione per il gioco Masquerade, non sarò biasimata se banalmente esprimerò la mia passione e stima nei confronti di quello che è considerato il padre della letteratura dell'orrore.
Lovecraft, Stoker, Leroux: se abbiamo avuto questi splendidi scrittori, forse un po' lo si deve al talento e alla bravura di questo immenso poeta.
La sua vita non è stata fortunata.
Ed è morto che di anni ne aveva compiuti solo quaranta, nel 1849.
(Eviterò parallelismi con la mia vita; l'unica cosa che posso dire è che la mia esistenza è abbastanza orripilante, come il mio aspetto, quindi qualche personaggio avrei potuto ispirarlo.)
Non starò qui a giudicare l'uomo, non essendo nessuno per farlo. Ma mi permetto di dire che per scrivere come lui, per usare le parole come lui, per vedere il mondo come faceva lui, Lui non poteva essere come gli altri. Doveva essere diverso dai suoi contemporanei. C'è del genio in chi immagina certe storie. E il genio è sinonimo di infelicità. Magari non sempre, ma spesso lo è. 

"Quelli che sognano ad occhi aperti sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato."

Credo sia una citazione meravigliosa, che descrive perfettamente la personalità di questo scrittore.

"La scienza non ci ha ancora insegnato se la pazzia sia o no più sublime dell'intelligenza."

Caro Edgar, siamo in molti ad attendere questa risposta.
Una cosa però è chiara: il mondo non è per i sognatori e per chi pur essendo sveglio continua a sognare.

Uno dei temi ricorrenti tra i suoi scritti è la morte.
So di esserne ossessionata, ma Poe lo fa in un modo unico e originale.
Prima di lui nessuno mai.
Il suo comporre e scomporre corpi, animarli e rianimarli mi lascia sempre col fiato sospeso.
Non sono mai sicura che i morti lo siano veramente.
A volte mi chiedo se non lo siano più i vivi.

Io sono più morta di un morto.
Mi rianimano i messaggi di Persona.
Il mio cuore riprende a battere se c'è lui.

Se vivessi a Baltimora sarei sicuramente una Poe Toaster.

sabato 18 gennaio 2020

Cime Tempestose - Emily Brontë

"Ho sognato nella mia vita, 
sogni che son rimasti sempre con me, e che hanno cambiato le mie idee;
sono passati attraverso il tempo e attraverso di me, come il vino attraverso l'acqua, 
ed hanno alterato il colore della mia mente."


Che cos'è l'amore?
Quanto inchiostro si è sprecato per cercare di rispondere ad una domanda così semplice?
Quante menti si sono arrovellate per formulare un'ipotesi?
Quanti chimici avranno tentato di ricavare la formula di una simile combinazione di elementi?
Tutti possiamo parlarne: genitori, figli, bambini, adulti, atei, amici, religiosi, poeti, cantanti e dai mi fermo qui che l'elenco è infinito!

Oggi è finalmente sabato. Sono tornata alla mia vita social e mi sono resa conto di non averne mai avuta una. La pausa mi è servita per capire che io non sarò mai felice fino a quando dipenderò mentalmente da qualcuno che non mi vuole.
E siccome il mio umore continua a fare pena, ho pensato di scrivere di Emily.
Il suo libro è il mio preferito ed l'unica delle tre sorelle, cui non abbia ancora dedicato uno spazio personale.

Ciò che c'è da dire su di lei è noto, non ho novità particolari. Mi piace solo ricordare che il padre cambiò il loro cognome in Brontë e che va letto proprio come il nome della cittadina siciliana famosa per il pistacchio.
L'unico romanzo scritto da Emily, è un pilastro e un modello di riferimento che ha caratterizzato lo stile della letteratura vittoriana.
Per alcuni tratti scandaloso, non fu subito accolto con calore dai suoi contemporanei che non ne compresero l'indubbio carattere originale, nuovo, unico.

Emily scrive in un modo sublime. La sua narrazione non ha mai rallentamenti. Non c'è una sola parola che abbia saltato. Non ho quasi dormito per finirlo. Un romanzo che mi è entrato nelle vene dalla prima all'ultima pagina. E credo si sia incastrato nel mio malandato cuore.
Temo sia riduttivo dire che ad una come me sia piaciuto così tanto.
Ma è la verità: io amo questo libro.
E sono felice di non aver mai visto una qualche versione televisiva o cinematografica perché mi sono potuta creare liberamente nella mia mente le immagini dei suoi protagonisti.

"Credo che in tutta l'Inghilterra non avrei mai potuto trovare un luogo così discosto da ogni rumore mondano.
Un vero paradiso del perfetto misantropo: e il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per dividerci tanta solitudine."

Condivido. Sono stata veramente bene tra le pagine di questo romanzo. Non volevo nessuno che mi disturbasse. Difficilmente ho ritrovato questa sensazione nelle ultime letture. Ma credo dipenda da me e dalla mia bassissima capacità di concentrazione.

Tornando alla mia domanda iniziale, cosa sia l'amore non mi è ancora chiaro.
Innanzitutto credo debba essere un sentimento condiviso. Non può provenire da un cuore solo.
Infatti, come nel mio caso, ci si sentirebbe tristi e zoppicanti.
Laddove fosse corrisposto, immagino debba essere un sentimento che invade ogni singola parte del corpo e dell'anima. Deve essere accompagnato da forza e delicatezza, passione e complicità.
Sono ammessi scambi di opinioni, litigi e obbligatoriamente trattati di pace e cessato il fuoco.

Deve essere bruciante. Come se si avesse sempre la febbre.

"Qui riesco quasi a concepire come un amore possa durare tutta una vita: mentre finora ero assolutamente convinto che nessun amore potesse resistere un anno."

Temo di avere una visione un tantino drammatica dell'amore.
Non lo voglio mieloso, non credo sia fatto di gente che si dà nomignoli stupidi.
Ma credo in quegli occhi che hanno una luce particolare.
In quei sorrisi che compaiono al solo pensare la persona amata.

Nel batticuore a mano a mano che si avvicina il momento di un appuntamento.
Nel come fa sentire una sua parola.
Nel desiderare la sua felicità.
Nel piacere che si prova, piacendogli.
Nell'ignorare tutto il resto perché, del resto, Tutto è lì seduto accanto a te.
Nel sentire una canzone e sentire quella sola persona.
Nel guardare un film e pensare che non gli piacerebbe,.
Nel girovagare per una mostra e chiedersi cosa abbia catturato la sua attenzione.
Nel cercarlo tra le pagine di un libro.
Nel riconoscere la sua marca preferita di sigari.
Nel ritrovarsi a tifare per la sua stessa squadra di calcio.
Nell'anticipare una sua opinione in merito a fatti di cronaca o politica.
Nel non vedere l'ora di chiedergli quella cosa lì.
Nel pensare che il mondo ha senso perché lui esiste ed è entrato nella mia vita.

"A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa?
I miei grandi dolori, in questo mondo sono stati i dolori di Heathcliff,
io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio.
Il mio gran pensiero nella vita è lui.
Se tutto il resto perisse e lui restasse io potrei continuare a vivere.
Ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato,
il mondo diverrebbe per me, qualche cosa di immensamente estraneo:
avrei l'impressione di non farne più parte.
Il mio amore per Linton è come il fogliame dei boschi: il tempo lo trasformerà,
ne sono sicura, come l'inverno trasforma le piante.
Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili;
dà poca gioia apparente ma è necessario."

Sono veramente triste.

venerdì 17 gennaio 2020

La sorellanza

"Avere una sorella è come avere l'anima divisa in due corpi."

Nel 1820 nacque Anne Brontë.
Di lei e del suo bellissimo Agnes Grey ho parlato qualche tempo fa.
Mi fa impressione pensare che duecento anni dopo, io sia qui a scrivere di lei.
Una donna straordinaria.

Mi chiedo se si nasca consapevoli della propria immortalità.
Io sarò dimenticata in poco tempo; i miei nonni continuano a vivere tramite i miei ricordi.
Ma io sono destinata all'oblio.

Continuo tra un po'; sono le ore 21.45.

Ore 22.45
A distanza di un'ora...buffo.
Oggi è stata una bella giornata movimentata. Concluderla in compagnia di un pezzo della mia anima è stato meraviglioso. Mia cugina è una ragazza meravigliosa.
E io sono così fortunata da averne due di cugine favolose. Tra loro sono sorelle e quando stiamo insieme mi vengono in mente le sorelle Halliwell: "il potere del trio coincide col mio".

Immagino che per le sorelle Brontë si possa parlare allo stesso modo di magia.
Tre sorelle, tre incredibili scrittrici.
Ci sono delle cose che non si possono spiegare con le parole.
C'è lo zampino dell'alchimia, dell'allineamento dei pianeti, non saprei.
So soltanto che un miracolo come quello delle tre scrittrici Brontë non si ripeterà facilmente.
Nemmeno tra le pagine della Rowling si può trovare una magia simile.

Buon compleanno Anne.

giovedì 16 gennaio 2020

I Borgia - Alexandre Dumas padre

"L'oblio è il rimedio per le cose che abbiamo perdute."


Sono riuscita a leggere le ultime venti pagine che mi trascinavo da lunedì scorso, di questo singolare libro di A. Dumas.
Perché dico "singolare"?
Perché decisamente non è un romanzo e non è nemmeno un racconto storico.
È più un resoconto romanzato di quanto accadde nella penisola italica negli anni successivi alla morte di Lorenzo de' Medici, il Magnifico. Quando sul soglio pontificio si collocò papa Alessandro VI, all'anagrafe Rodrigo Borgia.

Quello di Dumas è una ricostruzione in alcuni momenti puntuale e dettagliata di tutti i misfatti di questa terribile e potente famiglia.
In alcuni momenti la lettura non è piacevole perché ci si perde nella descrizione dei dettagli degli eserciti. E detto tra di noi, la scrittura è terribilmente di parte e densa di luoghi comuni e leggende che hanno alimentato l'immagine demoniaca dei Borgia. Però è una lettura che ho superato velocemente, senza particolare impegno. Lo sfondo storico è bellissimo, sono sicura che interessi a chiunque ripercorrere quei momenti rinascimentali.
L'America sarebbe stata scoperta da lì a poco, il Pinturicchio affrescava le stanze dell'Appartamento Borgia, Michelangelo realizzava la Pietà vaticana.
Quello che mi ha colpito è sicuramente il numero di delitti e intrighi che hanno caratterizzato quegli anni di politica e storia papale, e non solo.
In realtà non credo che oggi sia così diverso.
I pezzi sulla scacchiera vengono mossi da pochi e la maggior parte delle persone non vede nemmeno la scacchiera. Vedere? Ma cosa dico? Ne ignora l'esistenza!

"Il mondo era giunto ad uno di quei momenti epocali in cui tutto si trasforma,
tra un periodo che finisce ed un'era che comincia."

Siamo continuamente attori di una storia che si sviluppa intorno a noi, ma non ne abbiamo consapevolezza. Personalmente non riesco a distinguere gli ultimi vent'anni della mia vita, figuriamoci se capisco le dinamiche storiche.
Mode, politica, film, musiche degli anni Ottanta e Novanta mi sono chiari e riconoscibili. Ma con il passaggio al nuovo Millennio tutto mi sembra particolarmente nebuloso.

La parte che ho indiscutibilmente apprezzato di più è quando entra in scena Savonarola. La narrazione prende vita. E il personaggio schizza fuori dalle pagine per farci pentire di tutti i nostri misfatti!

Pensavo di essere capace di comprendere meglio questo libro, invece da un lato ho deluso me stessa, dall'altro mi aspettavo qualcosa di diverso.
Lucrezia Borgia è dipinta con tinte fosche e diaboliche.
Invece la sua vita ed il suo spirito furono di altro tipo.
Tanti anni fa giocavo di ruolo; erano gli anni della Masquerade, in cui potevamo interpretare dei vampiri. Avevo bisogno di un personaggio e volevo creare qualcosa di diverso. Per gentile concessione del Narratore e con l'aiuto di un artificio nella cronaca, potetti far nascere Beatrice Borgia.
Avevo letto che Lucrezia aveva perso un figlio alla nascita, e da lì la storia si è sviluppata da sé.
Era avvincente immaginare il Papa avere delle mire sulla società dei vampiri.
Ti risparmio i dettagli, perché la fantasia si sa ha le ali ed è impossibile imbrigliare qui tutto quello che è nato da una scintilla ed è cresciuto per anni.

Il GdR è una cosa che mi manca e  mi mancherà sempre della vecchia vita.
Ma sono del parere che indietro non si debba tornare anche se è stato bello, per qualche sera, tornare indietro nel tempo a rileggere della mia "antica famiglia".
Famiglia che Dumas ha caratterizzato, a volte esagerando, come fosse il male in terra.

Chiudiamo con una nota positiva:

"Del resto non dimentichiamo che, se il papato ha avuto i suoi Innocenzo VIII e Alessandro VI, che ne sono la vergogna, esso ha anche avuto i suoi Pio VII e Gregorio XVI, che ne sono la gloria."

mercoledì 15 gennaio 2020

Il Barone Rampante - Italo Calvino

"È un sentimento che non m'ha più abbandonato da quella notte,
la coscienza di che fortuna sia aver un letto, lenzuola pulite, materasso morbido!
In questo sentimento i miei pensieri, per tante ore proiettati sulla persona che era oggetto di tutte le nostre ansie, vennero a richiudersi su di me e così m'addormentai."


Forse lo avrai notato anche tu: Calvino non mi piace neanche un po'! (Tale affermazione è da intendersi ironica e da leggere sorridendo e mormorando un "già, già!".)

Da circa cinque mesi sto provando a scrivere un diario in modo pratico, senza perdermi in lunghi monologhi esistenziali, ma secondo il metodo del Five Minute Journal.
Tale metodo si propone di aiutare a focalizzare l'attenzione su obiettivi specifici, migliorare i pensieri delle persone e, di conseguenza, le loro azioni.
Bisogna cercare di rispettare una semplice routine quotidiana che consiste nel rispondere a tre domande ogni mattina appena svegli, e altre tre la sera prima di coricarsi.

Ne faccio una rapida semplificazione:

Al mattino mi chiedo:
᛭ per cosa sono grato
᛭ cosa renderà favolosa la mia giornata
᛭ scrivo tre affermazioni, o obiettivi da raggiungere in 5-6 anni.

Alla sera appunto:
᛭ tre cose che mi hanno reso felice
᛭ cosa avrei potuto fare per rendere migliore la mia giornata.

Il risultato al quale sono giunta in questo periodo di transizione e con un accentuato sentimento di tristezza è pressapoco quello che mi ha fatto pensare alle parole di Biagio, fratellino di Cosimo Piovasco di Rondò, il barone rampante.
Sono grata all'esistenza per la famiglia che mi ha donato. Per la fortuna che ho di prendere un caffè caldo ogni giorno, seduta nella mia cucina in attesa di vedere il sole sorgere.

Difficile risulta scoprire cosa abbia reso felice le mie giornate. Che fatica! Mi appello a qualunque cosa: un uccellino che si è posato sul davanzale della finestra, qualcuno che mi lascia attraversare la strada malgrado il traffico, le vocine dei principini.

Ne consegue che la mia esistenza vada modificata negli usi e nei costumi.
Un tentativo di normalità è anche questo impegno quotidiano.
Ci sono libri di cui non mi è facile parlare.
Altri, come questo, sono il mio paracadute. Più complicato è diventato l'assemblare una foto decente.

"Le imprese che si basano su una tenacia interiore devono essere mute e oscure;
per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino."

Quindi zittisco la me-protagonista e mi concentro su questo particolare libro.
Fa parte di una trilogia "Gli antenati", nei quali si unisce al tema del Neorealismo la magia del racconto fiabesco.
Tra le sue pagine, quindi, si può trovare di tutto: innanzitutto la favola, l'umorismo, che certo ci strappa più di un sorriso, e poi, l'ingrediente più bello di tutti, c'è l'avventura!

Mentre sfogli le pagine vieni accarezzato da una leggera brezza. In alcuni momenti hai freddo. In altri rischi di cadere.
Alle narici non può non arrivare il profumo del mare e la descrizione dei paesaggi liguri proietta delle immagini nella nostra mente che vien da chiedersi se non ci siamo già stati in quelle terre.

Il nostro protagonista è unico; uno simile non si incontra nemmeno a vivere mille anni!
Cosimo, vive sugli alberi. Proprio così! Ci sale su un giorno e non ne scende più.
Vive la sua vita tra numerose avventure, scoperte e conoscenze, sempre senza toccar più terra.
Siamo nel Settecento; la rivoluzione è alle porte.
E lui sembra la nostra sentinella vigile, a cui non sfugge nulla del mondo:

"Mio fratello sostiene, che chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria."

Ha una visione privilegiata, benché si poggi su basi fragili e incostanti come possono essere i rami degli alberi:

"Insomma, l'amore per questo suo elemento arboreo seppe farlo diventare, com'è di tutti gli amori veri, anche spietato e doloroso, che ferisce e recide per far crescere e dare forma."

Cosimo guarda letteralmente il mondo dall'alto.
Come lui forse, solo i poeti che devono stagliarsi dall'alto a contemplare la vita quotidiana.
Cosimo non è misantropo. Ma mantiene la sua individualità.
In un certo senso Calvino, ci suggerisce come dovremmo vivere.

Ma attenzione, tutto questo sistema verrà messo a dura prova da un incontro, uno solo:

"Cosimo non conosceva ancora l'amore, e ogni esperienza, senza quello, che è? 
Che vale aver rischiato la vita, quando ancora non conosci il sapore?"

Credo siano tra le parole più belle che siano state scritte sull'amore:

"Lui conobbe lei e se stesso,
perché in verità non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi sempre saputa,
mai s'era potuta riconoscere così."

Tranquillo caro Lector, non ho intenzione di parlare di Persona.
Per oggi mi fermo qui.
Benché scritto in modo molto brillante e semplice da seguire, (infatti Biagio ci racconta gli avvenimenti a mano a mano che accadono e ci darà anticipazioni o piccoli flashback semplicemente per spiegarci meglio personaggi e fatti che non potremmo conoscere), ho avuto qualche difficoltà ad appassionarmi completamente alla storia.
Oggi, guardandomi da una certa distanza temporale, mi rendo conto di quanto a volte abbia bisogno di incontrare personaggi a me simili, che mi spieghino come sono fatta.
Cosimo invece, è troppo grande per una miserrima come me.

Nuovo proposito: completare la trilogia.
A quanti propositi sono arrivata?

martedì 14 gennaio 2020

Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr Hyde - Robert L. Stevenson

"Nella maggior parte degli uomini,
le ragioni del bene e del male dividono e insieme compongono
la duplice natura dell'uomo."

Il 14 gennaio del 1898 moriva il matematico, fotografo e pure scrittore Lewis Carroll, autore del fortunato romanzo Le Avventure di Alice nel paese delle Meraviglie
Tempo addietro mi sono raccontata attraverso le pagine di questo libro.
Oggi devo inventarmi qualcos'altro.
In realtà non sono molto ispirata; sono ancora giù per la perdita di Penny, ma ho deciso di non parlarne e nascondere il mio dolore.
Inoltre ho avuto una giornata nera e inconcludente.
L'unica cosa positiva è che finalmente ho un nuovo documento tra le mani.
Niente più foglietti. Il Ministro degli Interni può confermarlo!
Spero sia un nuovo inizio.
Lo so, mi illudo con poco.

"Ambedue le mie nature erano spontanee."

Mio caro Dottore, si ritenga fortunato. Le sue nature sono solo due.
Personalmente, con tutti i miei sbalzi d'umore, ho delle uscite e degli eccessi che mi avrebbero reso degna di lode agli occhi del Signor Hyde.
Ed è proprio di questo libro che voglio parlare oggi. (Siano benedette le idee che vengono scrivendo!)

Lo strano caso è una di quelle storie che capisci solo se le hai vissute.
Per meglio dire: è uno di quei libri che puoi apprezzare solo se letto, veramente, non attraverso il racconto di un film.
Non mi aspettavo fosse così bello. Questo è indice di superficialità da parte mia, mea culpa, considerato che l'espressione "Dr. Jekyll e mister Hyde" è entrata a far parte del gergo comune per denotare una persona con un comportamento inaspettato o con una personalità controversa.

"Mi avvicinai alla verità, la cui parziale scoperta doveva portarmi a un così spaventoso naufragio: che l'uomo non è in verità uno ma duplice."

Ogni volta che pensiamo di aver capito qualcuno, di poter dire "Tizio è così", dovremmo ricordarci di questa verità. In ognuno di noi esistono e coesistono parti di bene e di male, per semplificare.

"È un uomo dall'aspetto strano, eppure non riesco a trovare in lui nulla di anomalo."

Siamo lontani dagli orchi di Tolkien. Qui il male esiste, ha un viso, un corpo ma non riusciamo a capire perché ci disturbi. Perché non ci piaccia. Siamo a disagio, ma non ci spieghiamo il motivo.

Si definisce romanzo gotico e bisogna riconoscere che l'autore evoca brillantemente le atmosfere nebbiose della Londra vittoriana di fine Ottocento.
Una Londra che sul far della sera, si svuota dei suoi abitanti e diventa cupa e opprimente.
Ma questo accade non solo tra le vie ma anche nel cuore del lettore.

L'aria si fa rarefatta quando c'è Hyde e non si può non provare pena per il povero Jekyll, novello Icaro, che ha tentato di volare troppo in alto per lo sconfinato cielo della mente umana.

"Ho imparato che l'uomo deve sopportare per sempre il peso e il destino della sua vita: quando tentiamo di disfarcene, essi ci ritornano addosso con nuova e più terribile violenza."

Su questo sono un'esperta.
Non credo che la vita sia nostra padrona e che le cose accadano senza il nostro intervento.
Ma ci sono delle cose ineluttabili.
E noi possiamo solo accettarle.

lunedì 13 gennaio 2020

Cuore di un cane di nome Penelope

Oggi non ci sarà nessun tentativo di migliorarmi.
Oggi mi prendo una pausa da tutto.
La piccola Penny non c'è più.
E dentro rimane solo sconforto e incredulità.
Sconforto, perché capisco che con lei sia andata via una creatura magica.
Incredulità, perché ti rendi conto di quanto sia fugace la vita, animale e umana.

Penelope era una cagnetta magica di un anno e mezzo.
Aveva una vitalità e un'agilità da circense.
Mi voleva bene, lo so. Si sedeva sempre sui miei piedi e non voleva che la lasciassi nemmeno per un minuto. Mi seguiva ovunque. Sono felice di non averla mai rimproverata. E di averle sempre solo sussurrato parole gentili. Lei mi rendeva una bella persona. Mi sentivo buona con lei.

Non ci posso credere che non ci sia più.
Il vuoto che resta è profondo.
Questa volta incolmabile.

Buon viaggio Piccolina mia.


domenica 12 gennaio 2020

A Sud del Confine, a Ovest del Sole - Haruki Murakami

"Fingere di essere felici quando si è tristi
non è poi un grande sforzo."


La scelta di oggi è facile e quasi scontata; essendo il settantunesimo ottuagenario di Murakami non potevo non cogliere l'occasione per raccontarmi attraverso un suo bel romanzo.
Murakami scrive in un modo molto originale che fino ad oggi non mi ha stancato.
L'ho già detto, mi ripeto: mi sembra ci sia sempre una musica di sottofondo. Mentre la mente legge, il cuore ascolta musica.
E lo stesso accade mentre scorrono le pagine di questo libro. Inoltre, magari mi sbaglio, ma con Murakami si parla sempre di sentimenti, di emozioni. Non importa quale sia il punto di inizio o come la storia finisca; quello che importa è il suo modo unico di sviscerare i sentimenti. Anche questa volta, il libro l'ho vissuto in poco tempo: due sere.

La forma scelta è quella autobiografica.
Hajime si racconta in prima persona.
Racconta della sua solitudine di figlio unico; racconta le sue esperienze, racconta il senso che l'amore ha dato alla sua vita. Racconta cosa ha significato l'incontro con Shimamoto all'età di dodici anni.
Cosa succede quando due soli si incontrano? Due soli intesi come stelle e come solitudini.
Un amore inespresso ma bruciante, che forse avrà condizionato le loro esistenze.

"Dico forse perché, quando si analizza l'enorme mole di ricordi del passato, è difficile distinguere le decisioni giuste da quelle sbagliate."

E come accade spesso, nell'ultimo periodo, ecco la parte che parla, che mi parla, di Persona:

"Per lungo tempo lasciai libero un angolino del mio cuore solo per lei, come in un ristorante in cui venga poggiato, senza che nessuno se ne accorga, un cartellino con su scritto «riservato» sul tavolo più tranquillo e in fondo al locale. Ma sapevo che non l'avrei mai più rivista."

In realtà ci sbagliavamo entrambi, io e Hajime, perché sono rientrati nelle nostre vite.
Hajime ha avuto il suo momento di chiusura del cerchio. Che non lo lascerà senza conseguenze.
Ma il finale non sarà scontato, e anzi a me è piaciuto.
Nel mio caso, lo sai, c'è solo sconvolgimento, ma nessun finale.

Forse accade che ogni giorno qualcosa muore; muoiono i sogni, le speranze, i cuori muoiono.
"Ciò che rimane è solo il deserto.".

Mentre scrivo, sto ascoltando su YouTube, una raccolta jazz.
Non che io ci capisca qualcosa ma il brano mi sta letteralmente cullando.
Forse è questo il bello di essere soli e tristi: avere il tempo di capire cosa piaccia veramente.
Le persone così sono le più pericolose.
Non per gli altri, ma per se stesse.

Perché se qualcuno entra in testa, poi rimane nel cuore.
Ecco quello che accade a sud del confine che avevo imposto al mio cuore, a ovest del sole morente.



sabato 11 gennaio 2020

Autodifesa di Caino - Andrea Camilleri

"Quindi Dio non fece altro che separare il lato femminile di Adamo da quello maschile.
La separazione, quella prima volta, fu netta.
In altre occasioni invece lasciò una maggior qualità femminile in alcuni uomini e il contrario. 

E non so perché ancora oggi ci si "amminchi" nel pensarla come una malattia, uno sbaglio e invece, credetemi, è la cosa più normale nella storia della Terra."

Ma quanto manca Andrea Camilleri nella vita del nostro Paese?
A guardarsi intorno, direi tanto.
E se le mie notti sono insonni e tormentate non è un fatto occasionale.
Intorno alle due ho cercato conforto tra le pagine di questo libriccino.
Se hai amato Conversazione di Tiresia, non potrà non piacerti questo monologo di Caino.
Purtroppo il Professore è morto prima che si mettesse in scena, ma la sola scrittura basta ad amare e sentire più vicino il primogenito di Eva.
(Dico solo Eva non a caso: mater semper certa est, pater numquam.)

Che posso dire? Anch'io avrei bisogno di un difensore come Camilleri nella vita.
Più gentile e meno sarcastico di Saramago (del quale ho amato Caino), Camilleri ci presenta un Caino frastornato e stanco.

Frastornato per quello che ha fatto: sa di aver commesso un peccato grave, benché non essendoci stati precedenti era difficile comprendere la gravità di un omicidio. Non erano assassinii anche quelli perpetuati contro gli animali, che all'epoca erano pari agli uomini?
Stanco: stanco di tutte le parole che sono state scritte, dette e pensate contro di lui.

Mi chiedo quanto siano veramente liberi gli uomini e le donne su questa Terra.
Quanto sia importante nascere in un certo ambiente e con un preciso patrimonio genetico.
Quanto merito ci sia nel nascere ricchi ed avere accesso alle cure, all'istruzione, ai mezzi migliori.
Quanta colpa ci sia nel nascere in un continente povero e senza risorse.

Sono solo 79 paginette (ehi! torna il settantanove!), piene di riferimenti culturali, religiosi, poetici.
Dense di riflessioni e carattere.
Un libro che guardi a teatro, anche se sono le due di notte e sei seduta a terra, in pigiama.

C'è un'idea che più di tutte mi ha colpito: il male e il bene si appartengono.
L'uno esiste perché esiste l'altro.

"Io fui semplicemente colui che mise per primo in atto il male.
Che compì l’azione del male.
Tramutando ciò che era in potenza, in atto."

C'è spazio anche per Orson Wells: "In Italia sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine, ma verranno fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento.
In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù?".

E in questo periodo che sto leggendo Dumas, posso confermare la parte sui Borgia.

Ti saluto con le stesse parole di Caino: "Non voglio che pronunciate il vostro verdetto ora. Riflettete su quanto vi ho raccontato questa sera e poi decidete da voi. Secondo coscienza.
Vi auguro una buona notte."

Buon sabato caro Lector.

venerdì 10 gennaio 2020

I Barbari, Saggio sulla mutazione - Alessandro Baricco

"È un viaggio per viandanti pazienti, un libro."

Mentre scrivo:
Africa 30
Asia 16
Europa 9
Medio Oriente 7
Americhe 7.
No, non sto delirando. Quello è il numero degli stati sparpagliati sui diversi continenti, che sono attualmente coinvolti in conflitti bellici.
(Questo il link del sito dal quale ho preso i dati: Guerre nel mondo.)
Sono diversi giorni che mi alzo prima del solito per seguire tutti gli aggiornamenti della "pagina di politica estera". Ma quanto poco in realtà sappiamo di quello che accade nel mondo?
Le informazioni vengono filtrare, rimodulate e servite già digerite per le orecchie e le menti del pubblico.
Faccio parte di questo pubblico. Ma voglio essere più consapevole. Informarmi in modo autonomo. Ma il risultato è una disordinata Babele.
Un po' invidio chi ha potuto condurre studi politici e giuridici.
Io ho scelto le scienze, che come tali vivono un mondo isolato dagli uomini.
Ci hai mai fatto caso? Fisici, chimici, astronomi: parlano un linguaggio sconosciuto ai più e sembrano alieni su questa Terra urlatrice e bellicosa.

Stamattina mi chiedevo chi fossero i nemici.
Pensavo a come gli abitanti della Valle d'Aosta guardassero il resto della Penisola italica.
E mi sono resa conto di essere straniera nella mia nazione.
Sai come venivano chiamati gli stranieri dagli antichi greci? Barbari.
Ed eccomi qui a raccontare di questo curioso saggio di Baricco.
Lui conclude con una visione speranzosa, che non mi sento di condividere.
E siccome è passato un po' di tempo, mi aiuterò non poco nel riassumerlo, perché non sarà facile.

Come suggerisce il sottotitolo, il punto di partenza è la mutazione.
In altre parole Baricco osserva e registra un cambiamento, una sostituzione di quello che è il pensiero occidentale che ha come padri la cultura ottocentesca, romantica e borghese.
Questo cambiamento si verifica a seguito di una nuova tecnologia che ha modificato il senso del tempo e dello spazio, e di uomini nuovi che si sono impossessati del regno dei privilegi, della cultura che erano pilastri di una élite vecchia e decadente.

Come si realizza la mutazione?
Demolendo il passato, saccheggiando la cultura presente?
No, le modalità sono molto più subdole e accattivanti.

Alla base c'è l'innovazione tecnologica, come abbiamo detto, che spalanca possibilità prima riservate a pochi, e che consente a tutti di compiere gesti una volta esclusivi.
I gesti perdono la loro sacralità.
Ripetuti da tutti, all'infinito, diventano automatici, perdono d'importanza.
Non c'è più contemplazione.
Non c'è più un'anima.

Con un click si annienta il senso del "cercare".
Del lavoro sudato, meditato, sofferto. LENTO.
L'esperienza non serve più, è una perdita di tempo.

"L'uomo orizzontale" ha la meglio sull'uomo piegato a pensare, a cercare soluzioni.
Siamo come tanti surfisti che hanno a disposizione l'oceano ma non si immergono in esso; rimangono in superficie.
È tutto un entrare e uscire velocemente dalle cose. Ma non per raggiungere un luogo. Il fine è il movimento.

"Disintegra il totem della fatica e si assicura la sopravvivenza del movimento."

Il multitasking: fare tante cose senza approfondirne alcuna.
Quantità e non qualità.

Detta così è una situazione terribile.
Forse è vero che spaventa la dedizione, la cura, la riflessione, il sacrificio, la lentezza.
Accade anche nei sentimenti.
Più che relazionarci sembriamo scontrarci con gli altri.
Scintille, fiamme, tutto brucia, resta solo cenere. E allora via, verso altri scontri.

"Per il barbaro il passato è una discarica di rovine."
Che invece, bisogna preservare e comprendere.
Ma le rivoluzioni non sono da considerarsi nemiche.
Le mutazioni andrebbero accettate e seguite.
Bisognerebbe preoccuparsi di cosa salvare del vecchio mondo, di cosa sorvegliare.

"Nella grande corrente, mettere in salvo ciò che ci è caro. È un gesto difficile perché non significa, mai, metterlo in salvo dalla mutazione, ma, sempre, nella mutazione. Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo."

La vita stessa è in continua trasformazione.
Forse sarebbe auspicabile una "evoluzione" e non una semplice mutazione.
Nel senso che quel cambiamento vorremmo fosse per migliorarci.
Sono stanca di prendere solo coscienza delle cose. Di vedere che esse accadono e basta.
Mi schiero. E anche se so di non essere originale, e non mi importa, lo dico sinceramente: va tutto male.
Gli allievi devono studiare. I maestri insegnare.
Non si può essere esperti di tutto.
E non si può accettare una moda semplicemente perché così fan tutti.
Bisogna ritornare a chiamare le cose brutte, Brutte! e Belle! se sono belle.
Distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Questo lasciar andare le cose ci sta portando tutti alla deriva.